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Vanità delle vanità, dice Qoèlet (Qo 1,2)

Non c’è nessuna compatibilità tra le logiche idolatriche del mondo e il Vangelo. Seguire Cristo significa percorrere una strada totalmente alternativa.
Le logiche del mondo (produttive, sociali, esistenziali) ci alienano, ma noi le giustifichiamo, le interiorizziamo e le reiteriamo. Senza un critica, un dubbio, un tentativo di cambiamento. Ci sentiamo oppressi, cerchiamo di sopravvivere distraendoci, aggiungendo altro vuoto al non-senso. Adattarsi è diventato il nostro orizzonte di vita. Acconsentire alla schiavitù, in cambio di comodità e divertimento, viene considerato un valore. La vocazione allo sfruttamento è la prospettiva spirituale ed etica del Sistema dell’Iniquità (Mammona) e di chi si mette al suo servizio. Dio propone qualcosa di diverso, anzi di antitetico. Infatti, noi siamo chiamati a riconoscere e realizzare la somiglianza divina, realtà del tutto alternativa a quella che ci vuole immobilizzare nelle tenebre. Portiamo il sigillo dell’Amore e della libertà di Dio. Dovremmo considerare il nostro cuore, luogo di decisione e di relazione con Lui, alla stregua di un tempio, davanti al quale, addirittura l’Onnipotenza di Dio si arresta: «Sto alla porta e busso» (1). Il mondo pretende di riscrivere la nostra identità (donata da Dio), deformandola, e di confutare la verità sulla nostra vita (rivelata da Cristo), manipolandola. A questi tentativi si oppone lo Spirito, con la sua azione segreta, ma c’è bisogno di ascolto per dargli spazio e per muoversi di conseguenza. Senza la preghiera e il silenzio, il veleno propagato dal contro-narratore, (avversario perdente di Dio), progressivamente diventa letale, perché non incontra nessun antidoto. Dobbiamo ascoltare lo Spirito, non i portavoce della sopraffazione. Dobbiamo seguire i santi, non i replicanti senza speranza.

(1) Apocalisse 3,20

Foto: Pixabay

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