Molte
delle cose che si dicono su Dio non sono vere. Si tratta di interpretazioni
personali o di dottrine diventate tradizioni per motivi storici e/o culturali. Di certo, ossia di evidente,
non abbiamo nulla. Dio ha scelto di rivelarsi attraverso segni non prove.
Ragione
o intuizione nell'esperienza di Dio?
Ecco
perché ci dobbiamo muovere, in prima battuta, nel campo della speranza e non
della conoscenza razionale. Si può intuire (spiritualmente) e poi elaborare con
la ragione ma non viceversa. Siamo di fronte a Qualcuno che ha fatto delle
scelte e che ha delle priorità non immediatamente comprensibili secondo la
nostra logica. Ad esempio dobbiamo accettare che la sua Provvidenza agisca
sottotraccia, che la sua predilezione per i gli oppressi si manifesti in modo
umanamente impercettibile e che i collaboratori del suo Regno siano sempre
sconfitti, ridicolizzati, spesso eliminati. Dobbiamo accogliere il suo mistero
che a tratti può sembrare ostinata assenza. Dobbiamo accettare il suo silenzio
che in alcuni momenti può condurci alla disperazione. Dobbiamo fidarci senza
comprendere totalmente. Le quattro frasette di circostanza ripetute compulsivamente da chi
si atteggia a professionista del sacro non aiutano. Aggiungono solo fastidio al
buio in cui ogni uomo si trova.