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Etty Hillesum: frasi, citazioni, pensieri

Il diario e le lettere di Etty Hillesum sono considerati scritti di mistica

Etty Hillesum 

Frasi, citazioni, pensieri e riflessioni sulla sua opera

- La pagina viene periodicamente aggiornata. I nuovi inserimenti si trovano all'inizio delle sezioni -

INDICE

Parole di Etty

➜ «Si deve, per così dire, attraversare la notte con mani vuote e aperte, mani dalle quali si è lasciato andare volontariamente il giorno. E solo dopo si può davvero riposare. E in quelle mani riposate e vuote, che non hanno voluto trattenere nulla, e nelle quali non c'è più alcun desiderio, ognuno di noi, al risveglio, riceve un nuovo giorno»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 619)

➜ «Non si deve voler possedere e capire tutto -comprendere non è, in fondo, possedere nella mente?-, ma bisogna essere semplicemente in grado di fare esperienza delle cose. Forse questo è l'aspetto più difficile per noi occidentali; per poter fare esperienza senza resistenze, ci manca la grande pazienza e l'altra componente preziosa della fede: l'umiltà»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 663)


➜ «Vedi, Dio, farò del mio meglio.
Non mi sottrarrò a questa vita
Continuerò a parteciparvi e cercherò di sviluppare tutte le doti che ho, se ne ho.
Non saboterò nulla.
Ma dammi ogni tanto un segno.
E lascia che un po' di musica fluisca da me, che quanto è in me prenda forma:
ne ha bisogno così disperatamente»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 238)

➜ «Se noi salveremo i nostri corpi e basta dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l’uomo di nuove prospettive. E se noi abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare –se non li ospitiamo nelle nostre teste e nei nostri cuori, per farli decantare e divenire fattori di crescita e di comprensione-, allora non siamo una generazione vitale»
 (Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, trad. Chiara Passanti, Adelphi 1990, p. 45)

➜ «Ma non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa. Quindi sappiamo pur qualcosetta l’uno dell’altro, vero?»
(Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, trad. Chiara Passanti, Adelphi 1990, p. 25)

➜ «Talvolta possiamo ricevere quanto è necessario dall'espressione di un viso, essa può nutrirci per giorni e giorni...»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 596)

➜ «Questo deve essere il fine ultimo: diventare molto semplice dentro, pur riuscendo a comprendere gli aspetti problematici degli altri fin nelle minime sfaccettature»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 215)

➜ «Ed è ancora così per me: vorrei scrivere qualcosa, dar voce a qualcosa di indefinito in me, che chiede di erompere all'esterno -e quasi mi vergogno di me stessa, perché a ventotto anni ancora non trovo le parole-, vorrei per così dire, accarezzare la carta con una sola parola»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 504)

➜ «Vorrei scrivere parole che siano organicamente inserite in un gran silenzio, e non parole che esistono solo per coprirlo e disperderlo: dovrebbero accentuarlo, piuttosto»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 579)

➜ «Sto ancora catalogando questo mondo»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p 159)

➜ «Devo mantenere il contatto con la “corrente profonda” del mio essere. Questo è il traguardo più alto e importante che posso raggiungere: “riposare in se stessi”»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p 169)

➜ «Stamattina mi sono di nuovo persa tra i libri. E adesso cerco di rimettere insieme i pezzi»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 209)

➜ «”Mi guarderò dentro” per una mezz’oretta ogni mattina, prima di cominciare a lavorare: ascolterò la mia voce interiore»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 103)

➜ «…L’autentica felicità è un traguardo: essere davvero felice dentro, accettare il mondo di Dio e goderne senza voltare le spalle a tutta la sofferenza che vi regna»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 86)

➜ «…Assenza d’odio non significa di per sé assenza di un elementare sdegno morale. So che chi odia ha fondati motivi per farlo. Ma perché dovremmo sempre scegliere la strada più corta e a buon mercato? Laggiù [nel campo di smistamento di Westerbork] ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora più inospitale»
(Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, trad. Chiara Passanti, Adelphi 1990, p. 51)

➜ «Un singolo verso di Rilke mi sembra più reale, per esempio, di un trasloco o di cose simili. La vita, dovrei passarla seduta a una scrivania».
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 156-157)

➜ «Con le persone come me, che non vivono la routine di tutti i giorni, e la cui vita non è organizzata dal di fuori, ma solo da dentro, è difficile arrivare a una giusta distribuzione delle energie e a un’organizzazione appropriata»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p.180) 

➜ «…E di tanto in tanto faccio visita ai gabbiani, nei cui movimenti per i vasti cieli nuvolosi si indovinano leggi, eterne leggi di un genere diverso da quelle che fabbrichiamo noi uomini».
(Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, a cura di Chiara Passanti, Adelphi, Milano 2017, p. 95)

➜ «…poi avverto un senso di gratitudine per essere fatta così, uno strumento tanto sensibile che nessun aspetto della vita interiore o di quella esterna mi è estraneo né mai lo sarà»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 187)

➜ «Le cose veramente primordiali in me sono i sentimenti umani, una sorta di amore e di compassione elementari che provo per le persone, per tutte le persone»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 196)

➜ «Mi sento proprio come il piatto di un grammofono, qualcosa continua a graffiarmi con un ago appuntito. Vorrei che quel graffiare smettesse»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 190)

➜ «Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e mi libero da ogni esteriorità. Recido le funi che mi tengono ancora legata, imbarco tutto quel che mi serve per intraprendere il viaggio»
(Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, traduzione di Chiara Passanti, Adelphi, Milano 1990, p. 19)

➜ «A volte vorrei rifugiarmi, con tutto quel che ho dentro, in un paio di parole»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 207
 
➜ «La mia testa è l’officina dove tutte le cose di questo mondo devono giungere a essere formulate in piena chiarezza. E il mio cuore è la fornace ardente nella quale tutto deve essere sentito e sofferto con intensità»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 146)

➜ «Sono diventata abbastanza matura per assumermi il mio “destino” e per smetterla di vivere una vita casuale»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 531) 

➜ «Odiare non è nel mio carattere. Se in questo periodo, io arrivassi veramente a odiare, sarei ferita nella mia anima e dovrei cercare di guarire il più presto possibile»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 51)

➜ «Tasto il polso di questo secolo, ogni giorno di nuovo, tocco con la punta delle dita i contorni di quest’epoca. O è solo una finzione? E tuttavia risospingo sempre me stessa all'interno della realtà. Mi confronto con tutto ciò che si presenta sul mio sentiero, cosa che a volte mi dà una sensazione di sanguinamento»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 154)

➜ «Ma perché mai dovrei realizzare qualcosa? Mi basta 'essere', vivere cercando di diventare almeno in parte un essere umano»
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, traduzione di Chiara Passanti-Tina Montone-Ada Vigliani, Adelphi, Milano 2012, p. 156)

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Approfondimenti

➜ «Dio comincia con l'essere presente nell'anima
senza che essa sappia quel che le accade,
e suo tramite ama gli sventurati.
Dio si affretta ad approfittare del consenso di qualsiasi anima,
fosse pure l'ultima,
per discendere quaggiù e soccorrere gli esseri abbandonati
alla sventura.
Là dove questo amore è assente, si può essere completamente certi che Dio non è presente.
Là dove c'è questo amore in maniera davvero autentica, fosse pure nel più fanatico degli atei,
Dio è presente».
(Simone Weil, Attesa di Dio, a cura di Maria Concetta Sala, Adelphi, Milano 2008, p. 232)

➜ «...Per esprimere l'amore di misericordia di Dio per il suo popolo, Israele usa due termini: uno più maschile  (hésed = misericordia come fedeltà tra due uomini che stipulano un'alleanza); e uno più femminile  (rahamím, da réhem = grembo, come amore che c'è  tra una madre e il frutto del suo grembo)»
(Piero Coda, Dio uno e trino. Rivelazione, esperienza e teologia della Dio dei cristiani, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo  (Milano), 1993, p. 60)

➜ «Nessuna poesia che abbia per tema il popolo può essere autentica se non vi è la fatica, se non vi sono la fame e la sete che vengono dalla fatica»
(Simone Weil, L’ombra e la grazia, traduzione dal francese di Franco Fortini, Bompiani, Milano 2011, p. 321)

➜ «Che i tuoi occhi non vedano negli uomini che i loro dolori, le loro miserie, le loro angosce, il loro soffrire: allora sentirai l’affinità che a essi ti lega, proverai per essi simpatia e invece di odio e disprezzo sentirai per essi quella pietà che sola è l’agape a cui si chiama l'evangelo»
(Arthur Schopenhaurer citazione in Giovanni Reale-Dario Antiseri, Il pensiero occidentale, 3, L’età contemporanea, Editrice La Scuola, Brescia 2013, p. 65)

➜ «Devi avere fiducia nel ricordo di Dio: la sua memoria non è un “disco rigido” che registra e archivia tutti i nostri dati, la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male»
(Papa Francesco, Christus Vivit, 115)

➜ «Nell'amore vero non siamo noi ad amare gli sventurati in Dio, è Dio in noi che li ama. Quando siamo nella sventura, è Dio in noi che ama coloro che ci vogliono bene. La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli sguardi si incontrano»
(Simone Weil, Attesa di Dio, a cura di Maria Concetta Sala, Adelphi, Milano 2008, p. 112)

«...La misericordia è un dolce e benevolo operare nell'amore, unito ad una generosa compassione, poiché la misericordia opera custodendoci, e la misericordia opera volgendo per noi tutte le cose al bene»
(Giuliana di Norwich, Libro delle rivelazioni, traduzione di Domenico Pezzini, p. 211)

➜ «Dio discende per sua libera iniziativa nell'anima e si nasconde com'era disceso e si era nascosto nel momento creativo. Quando il seme nascosto porterà i frutti visibili e apparirà chiaro che non lo sforzo umano, ma Dio stesso è all'origine»
(Angela Anna Tozzi, Simone Weil, Fedeltà a Dio e all’uomo, Rivista di vita spirituale, nr 62/2 (2008), p. 210)

➜ «Segno luminoso della bellezza della tua anima sarà questo: che tu, esaminando te stesso, ti trovi pieno di misericordia per tutti gli uomini, il tuo cuore è afflitto per la compassione che provi per loro, e brucia come nel fuoco, senza fare distinzione di persone. Attraverso ciò, l’immagine del Padre che è nei cieli si rivelerà in te continuamente»
(Isacco di Ninive, citazione in Sabino Chialà, Dall’ascesi eremitica alla misericordia infinita. Ricerche su Isacco di Ninive e la sua fortuna, Leo S. Olschki, Firenze, nota nr 681, p. 259)

➜ «Prima ha sofferto, poi è disceso. Che cos’è questa sofferenza, che egli ha sofferto per noi? È la sofferenza dell’amore»
(Origene citazione in Walter Kasper, Misericordia, Concetto fondamentale del Vangelo – Chiave della vita cristiana, GDT 361, trad. Carlo Danna, Queriniana, Brescia 2013, p.186)

➜ «“Voglio condividere il destino del mio popolo”. Quando Etty disse ciò, capii che ogni cosa era perduta. Non sarebbe più venuta da noi. E allora ci lasciò»
(Klaas. Smelik senior -amico di Etty Hillesum-, citazione in Nadia Neri, Un’estrema compassione. Etty Hillesum testimone e vittima del Lager, Borla, Roma 2013, p. 99)

➜ «Se si discende in se stessi si trova che si possiede esattamente quel che si desidera»
(Simone Weil, L’ombra e la grazia, traduzione dal francese di Franco Fortini, Bompiani, Milano 2011, p.43)

➜ «Parlo di compassione come di un sentimento che rappresenta la forma più compiuta della esperienza umana e spirituale»
(Arturo Paoli citazione in Arturo Paoli – Gianluca de Gennaro, Il dio denaro, L'Altrapagina, Citta di Castello (Pg) 2007, p. 42-43)

➜ «Non disprezzare gli umili, come se non avessero dignità. Pensa chi sono, e allora scoprirai la loro dignità: essi hanno assunto l'aspetto del nostro Salvatore. Egli infatti per amore verso gli uomini ha dato loro il suo proprio aspetto, per svergognare in questo modo coloro che sono privi di compassione e non si curano dei poveri»
(Gregorio di Nissa citato in Norbert Brox, "Far sì che la terra diventi cielo". La diaconia nella chiesa delle origini, Concilium fasc. 4 (1988), traduzione dal tedesco di Mariarosa Limiroli, p. 66)

➜ «Per me l’intercessione è assumere la discordia umana, questa eterna sconfitta dei poveri che rinnova la pena di Dio. È continuare la pena di Dio, e la compassione di Dio per l’uomo e per il mondo»
(Arturo Paoli, Camminando s’apre cammino, Cittadella Editrice, Assisi 2002, p. 147-148)

➜ «Laddove si vive la compassione, prende avvio ciò che neotestamentariamente si definisce la “morte dell’Io”, comincia l’autorelativizzazione dei nostri desideri e interessi preconcetti nella disponibilità a farsi “interrompere” dal dolore altrui»
(Johann Baptist Metz, Memory Passionis, Un disco provocatorio nella società pluralista, trad. Stefano Miniati, Queriniana, Brescia 2009, pag 155)

➜ «Non c'è nulla che avvicini il cuore a Dio quanto la compassione e non c'è nulla che dia pace al pensiero quanto la povertà volontaria»
(Isacco di Ninive in Sabino Chialà, Dall’ascesi eremitica alla misericordia infinita. Ricerche su Isacco di Ninive e la sua fortuna, Leo S. Olschki, Firenze, nota nr. 362, p. 189)

➜ «La compassione è accettare di vivere su di sé il dolore del mondo, quel dolore che alcuni vogliono rimuovere, altri non riescono a sopportare, altri ancora non vogliono neppure vedere»
(Nadia Neri, Un’estrema compassione. Etty Hillesum testimone e vittima del Lager, Borla, Roma 2013, p. 24)

➜ «Il contemplativo guarda da una profondità maggiore e, al di là di ogni dualismo e separazione, rintraccia la connessione di tutte le cose»
(P. King citazione in Beatrice Iacopini – Sabina Moser, Uno sguardo nuovo. Il problema del male in Etty Hillesum e Simone Weil, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2009, p. 55)

➜ «La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli sguardi s’incontrano»
(Simone Weil, Attesa di Dio, a cura di Maria Concetta Sala, Adelphi, Milano 2008, p. 112)

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