Competizione
e sfruttamento ci rendono disumani
Il
capitalismo finanziario ha deciso di condannare a morte i giovani di questa
generazione e di quella precedente. Il capitalismo finanziario ha emesso la
sentenza, i suoi referenti (i c.d. politici e la classe dirigente e tutti quelli
che ne traggono vantaggio) la eseguono iniziando dai più deboli e da quelli che
non si allineano. La catena di morte non
deve essere interrotta.
Andare su Marte
a fare cosa?
Il
capitalismo finanziario si fonda sulla disuguaglianza economico-sociale:
funziona accentrando le risorse in mano di pochi. È un sistema strutturalmente
iniquo. Per garantire (o meglio governare) la disuguaglianza occorre il
manganello (di ferro, di carta, televisivo). Il dissenso va represso o
discreditato: è il dogma principale. Bisogna attribuire precarietà e disoccupazione al fato e non alle strategie dei poteri che comandano. Il
capitalismo finanziario rende la democrazia meramente formale svuotandola di
ogni contenuto. Arturo Paoli scrive nel testamento spirituale: “vorrei dire a tutti coloro che mi ricordano
che non dimentichino mai che il nostro luogo di nascita si professa
cristiano-cattolico ma presentemente noi facciamo parte di un sistema politico
il più antievangelico immaginabile”. Come si fa a vivere da condannati a
morte? Sperando nonostante tutto e reagendo. Organizzandosi e costruendo la
possibilità di riprendersi la vita perché l’esistenza non è una concessione del
dittatore o delle oligarchie di turno.