E' impossibile incontrare
Dio nella quotidianità, o almeno lo è in quella nostra: borghese e cieca.
Dio non ci sta, non c'è
posto per lui.
Se
vogliamo incontrare Dio dobbiamo piuttosto uscire da questa quotidianità e
cercarlo dove l'uomo soffre, ha fame, è oppresso, schiacciato, violentato.
Perché
è in questi luoghi che Dio sta, vive e muore.
Usciamo,
andiamo incontro all'oppresso nei luoghi della sofferenza, e facciamo di questi
incontri la nostra nuova quotidianità.
Allora
sì, quell'esortazione avrà un senso.
Allora
sì, ogni giorno della nostra vita sarà Pasqua, segno del passaggio di Dio.
(*) Ovviamente,
neanche è da prendere in considerazione l'impostazione di una fede basata sul
miracolismo, totalmente scollegata dalla concreta realtà, che si alimenta con
la spasmodica ricerca di un dio che dell'uomo non è Padre, ma regista di film
fantascientifici.