Tante
volte mi sono chiesto cosa vi abbia spinto a sacrificarvi. Alcune risposte l’ho
trovate nelle vostre lettere scritte prima di essere uccisi.
“Amate la libertà e ricordate che questo bene
deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita
in schiavitù è meglio non viverla. […] io muoio nella certezza che la primavera
che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà
la forza di affrontare serenamente la morte”.(*)
“Sono
stato scelto, prescelto per morire, sacrifico la mia vita per l’ideale più
puro, più nobile: la libertà umana”.(**)
Da
parte nostra vi porto brutte notizie. Ci scaldiamo per le partite di calcio,
scendiamo in massa nelle piazze solo se vince la nazionale o la squadra del
cuore. Non abbiamo preteso l’applicazione della Costituzione. È successo quello
che Calamandrei spiegava agli studenti universitari:
“La costituzione è un pezzo di carta: la
lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci
dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la
volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una
delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica,
l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma
spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani”(***).
Ci
siamo disinteressati della questione operaia, abbiamo tollerato l’oppressione
nelle fabbriche. Non ci siamo ribellati alle mafie e alla corruzione. Abbiamo
cercato una pacifica e sporca convivenza-connivenza. Dopo aver lasciato che la
politica stesse perennemente in ginocchio davanti alle aziende, abbiamo visto
le aziende entrare direttamente nelle istituzioni. Sono arrivate le leggi ad
personam, la precarizzazione, la tecnocrazia, il Fiscal Compact.
Non
abbiamo difeso nulla.
Perdonateci.
Se potete.
*(Pietro
Benedetti, 41 anni, fucilato il 29 aprile 1944 sugli spalti del Forte Bravetta
di Roma, in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8
settembre 1943 – 25 aprile 1945) a cura di P. Malvezzi e G. Pirelli, Einaudi,
Torino, 2003, p.28)
**(Walter
Ulanowsky, 20 anni, fucilato il 19 maggio 1944 nei pressi del Colle del
Turchino (Genova) in Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8
settembre 1943 – 25 aprile 1945) a cura di P. Malvezzi e G. Pirelli, Einaudi,
Torino, 2003, p.318).
***(Piero
Calamandrei, Discorso agli studenti, 26 gennaio 1955, Milano)