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Democrazia armata

È tipico dei regimi che stanno per crollare approvare provvedimenti abnormi, come quello sulla legittima difesa. Già viviamo in un sistema che si sceglie gli oppositori. Chi  opprime  i non-rappresentati deve apparire formalmente rispettoso delle regole democratiche. Al dissenso che emerge fuori dai circuiti riconosciuti e previsti dal potere stesso si risponde con la repressione, con le prove di forza. Quante scene di manganelli contro mani nude di cittadini che si oppongono alla devastazione dei loro territori, di lavoratori, di licenziati, di studenti, di migranti. Il vero problema è che anche quelli che non approvano sono come assuefatti a queste dosi massicce di veleno. Ormai si è in grado di ingurgitare l'ingurgitabile. Si vede rincorrere i disperati con le buste piene di borse e di ombrelli mentre corrotti, evasori, immorali cronici siedono nelle varie stanze dei bottoni. E non ci si indigna. Collettivamente s’intende. Magari queste scene passano alla Tv tra una inutile polemica tra correnti di partito, un servizio sul gossip e il marito che dice: “Mi passi il sale?”. Ma sulle questioni che ci toccano da vicino allora lì non si scherza, non ci si distrae: tipo la formazione della squadra di calcio, ma anche la sicurezza personale e della bottega. Per proteggersi ci si arma, marito di giorno, cecchino di notte. Anche perché con più armi che girano si è più sicuri, secondo l’aurea regola del Far West.