Dio conosce la nostra inclinazione al
peccato. Che poi alla fine si tratta di un problema di scelta: tendiamo a ciò che
ci rende terribilmente infelici. Il peccato, infatti, è incapacità di
discernere. Un caso tipico di antropomorfismo è immaginare che Dio si affidi a divieti e minacce per portarci sulla
buona strada. La paura di una ritorsione non ha fatto mai crescere nessuno. Se
non si passa con il semaforo rosso solo per non pagare una multa e non per evitare
di fare del male ad altri non si è buon cittadini. Si è rispettata la legge ma
non l’etica che essa contiene. Nella vita spirituale accade lo stesso: non si
tratta di attenersi ad un regolamento ma di comprendere e di conseguenza
scegliere il bene che ci realizza pienamente. Dio non ci vuole insegnare a
rispettare norme ma ad amare il bene. Se non ci scrolliamo di dosso
l’atteggiamento legalistico ci condanniamo o alla rigidità o alla
trasgressione. Due estremi ugualmente pericolosi. L’uomo spirituale è dinamico e si mette in
cammino per aderire ad una proposta: dopo averla compresa e ritrovata nel suo
cuore. Non è un signorsì, non è
l’obbedienza del militare ma il sì dell’innamorato. L’uomo spirituale ascolta
prima di accogliere, cerca di scoprire risonanze nel suo cuore e poi aderisce
con tutto se stesso. Quella proposta diventa così parte integrante della sua
vita, ce l’aveva dentro ma ancora non lo sapeva, Aderisce a qualcosa che scopre
già di possedere. Nella Bibbia ci sono contraddizioni che rendono ogni approccio
razionalista/legalista semplicemente ridicolo. Solo per fare un esempio:
"Onora tuo padre e tua madre,
perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo".
(Esodo 20,12)
“Figli, obbedite ai vostri genitori
nel Signore, perché questo è giusto. Onora
tuo padre e tua madre": è questo il primo comandamento associato a una
promessa: perché tu sia felice e goda di
una vita lunga sopra la terra (Lettera agli Efesini 6,1-3)
“Chi abbandona il padre è come un
bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore" (Siracide 3,16)
“A un altro disse: «Seguimi». E costui
rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò:
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il
regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; ma prima lascia che io mi
congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano
all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Vangelo di
Luca 9, 59-62)
“Non crediate che io sia venuto a
portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono
venuto infatti a separare il figlio dal
padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo
saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è
degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me…”
(Vangelo di Matteo 10, 34-37).
Se queste parole non vengono immesse
in un dinamismo spirituale che consente di discernere adeguatamente i casi a
cui si riferiscono e comprendere come debbono essere vissute possono procurare danni seri a
se stessi e agli altri. La Bibbia non è scritta solo sulla carta ma
anche nella compassione verso gli ultimi e nel cuore di ogni uomo. Sono parole
spesso sepolte ma questo non significa che non ci siano e che non sollecitino.
Se cerchiamo corrispondenze e risonanze alla Parola che leggiamo le troveremo
tra i poveri e nel silenzio della preghiera. I poveri, infatti, sono gli esegeti più
affidabili e l’orazione è il miglior modo per apprendere.
*(Salmo 18,36)