Quelli bravi, molto religiosi che
osservano tutti i precetti degli uomini meno quelli di Cristo sulla carità.
Quelli che conoscono a memoria tutti i dogmi, i dibattiti teologici, le eresie
ma non sanno dove si rifugiano i poveri dopo le loro consuete attività
illegali: tipo mendicare o semplicemente esistere. Quelli che fanno teoria che
magari si battono pure per lo ius soli
ma non sanno come si vive nei Cie o che mercanteggiano sul salario della c.d. badante. Quelli che considerano normale “pagare” una messa per una intenzione personale
e poi si infastidiscono per un disperato dentro un sacco a pelo. Quelli che
preferiscono inginocchiarsi, secondo necessità, davanti al capoufficio o al Vescovo,
piuttosto che davanti a Dio e al suo Vangelo. Quelli che si lamentano per l’apertura
in parrocchia delle docce per i poveri preferendo sale da affittare per
conferenze o balli di gruppo. Quelli che, proiettando se stessi, aspettano Dio
venire dall'alto su un carro alato, o più modernamente su un elicottero, mentre
dimenticano che attualmente si trova rinchiuso in un qualsiasi carcere, o
agonizzante in un qualsiasi ospedale. Quelli che pensano di meritarsi la
salvezza come una promozione aziendale mentre Dio non premia ma dona (a chi non
merita). Quelli che parlano dei
poveri ma non con i poveri, che
frequentano molti convegni ma non i tuguri. Quelli che conoscono tutto sul
fenomeno povertà eccetto il suo odore. Quelli che si occupano dei poveri dall'altra
parte di un vetro. Quelli che stanno compulsivamente nelle prime file di tutto,
che sgomitano, che calpestano pur di emergere mentre Dio li aspetta nelle
retrovie, tra gli sconfitti, nei lati bui dell’esistenza.
Teologia dei poveri.