Sono 25 anni che penso a quei momenti,
soprattutto ai giorni successivi alla morte di Giovanni Falcone. Lì
hai capito non solo che ti avevano tradito, ma anche chi lo aveva fatto. Deve essere stato terribile. Come quando ci si sente morire, rimanendo
vivi. Sai, qui si parla di una trattativa indecente tra mafia e istituzioni, ma
sono pochi a spiegarla nei dettagli. Molti pensano che lo Stato, alla fine, abbia
vinto perché qualche mafioso comanda dal carcere invece che dal nascondiglio di
casa. Pensa un po’ come siamo ridotti! Sei diventato l’”idolo” di quelli che proprio su quella trattativa e sul tuo
sacrificio hanno costruito, nei diversi ambiti, le loro carriere. Alcuni, in
particolare, devono ringraziare la “manina”
che ha sottratto l’agenda rossa su cui avevi forse avevi annotato le prove
delle loro responsabilità. Ed anche ai giovani, sui quali speravi tanto, spesso
sfuggono gli aspetti decisivi della vicenda. Conoscono gli esecutori materiali della
strage ma non si informano sulle “menti
raffinatissime” che non solo aiutarono ma probabilmente spinsero la mafia
ad accelerare la tua eliminazione*. E allora si confondono facilmente, applaudendo le persone sbagliate e non sostenendo adeguatamente chi porta
avanti il tuo lavoro e lotta affinché la verità emerga in tutta la sua asprezza.
Si tratta di una verità indicibile, ma da rivelare per intero mettendola nero su
bianco visto che è costata la vita a tante persone. Sui libri di inchiesta, in
gran parte, la troviamo già. Aspettiamo di leggerla nelle sentenze. Ma gli anni passano, i protagonisti e i testimoni muoiono e i riscontri
diventano sempre più difficili. Sappiamo come agisce il potere: depista nell'immediato
per avere la possibilità di aggiustare le cose secondo convenienza, allenta la
pressione mediatica e dell’opinione pubblica, attende che il trascorrere del
tempo finisca il lavoro di manipolazione per sopravvenuta inerzia. Sappiamo, eppure non c'è reazione. Mano libera, nessun argine. Quindi caro
Paolo anche per quest’anno l’aggiornamento è il seguente: la mafia continua i suoi
affari, i nomi dei livelli alti non escono e la maggioranza dei cittadini zitta come sempre.
* Nella strage di via D’Amelio persero
la vita: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli,
Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.