Passa ai contenuti principali
Qui, in questa specie di Paese, si
hanno molti dubbi sull'identità dei migranti. In rapida sequenza: criminali da
respingere, disperati da respingere, disperati da posizionare nei CIE o simili,
argomento di campagna elettorale, manodopera da dissanguare, utenti su cui
prendere finanziamenti. Per qualche folle poi sono solo uomini ma la follia non
rientra nelle statistiche che contano. I migranti, invece, non hanno nessun
dubbio sulla nostra identità: siamo i loro feroci sfruttatori. Prima a casa
loro adesso a casa nostra. Discorso a parte per la Chiesa, almeno quella che si
batte in loro difesa. Non si può continuare a porgere la mano al
migrante e contemporaneamente stringere quella dell’oppressore. La Chiesa deve
scegliere, come sempre, secondo il Vangelo: o Dio o mammona, che si traduce
così: o difende i migranti o legittima i responsabili delle loro sofferenze.
Non può continuare a fare entrambi. Se vuole incidere veramente deve iniziare a
fare nomi e cognomi, non avanzare solo critiche generiche. Deve opporsi, non semplicemente
richiamare. I moniti “tranquillizzano” la coscienza di chi li formula ma non servono
all'oppresso. Deve esercitare resistenza, ostacolando le politiche inique e la
propaganda di regime. Deve promuovere azioni di nonviolenza attiva per incrinare
la bolla di consenso che il potere riesce a costruirsi attraverso la
manipolazione. In una parola deve essere alternativa all'Impero, come direbbe Alex
Zanotelli.