Dall'alto si prendono decisioni con prospettive
errate. Possiamo essere iniqui e
sentirci a posto con la coscienza come nel caso dei governanti. Per questo il
nostro Dio è il Dio degli abissi più che del Cielo. Continuiamo a guardare in
alto in attesa dell’arrivo di una specie di Ufo mentre Lui vive nel mondo e le
sue mani e i suoi piedi sono sporchi di terra. Domani dovrà riscattare le
lacrime degli oppressi, oggi ne condivide la disperazione. Domani dovrà
giudicare l’oppressione, oggi cerca collaboratori disposti a resistere ed a
opporsi. Lui l’evangelizzazione la conduce così: camminando insieme. Le parole sempre dopo i gesti. Noi invece
saliamo sul pulpito o in cattedra ed insegniamo. Le parole sempre prima dei
gesti. Anzi in assenza dei gesti. Lui gira con un asciugatoio attorno alla vita(1) noi con i colletti inamidati e le
scarpe lucide. L’offerta spirituale ai signori
e ai loro servitori è ampia, variegata e totalmente inefficace. Invece l’indifferenza
verso gli emarginati è ampiamente razionalizzata, giustificata e terribilmente
efficace. E così otteniamo il triste risultato di rinforzare la durezza dei
cuori dei benestanti e dei loro imitatori e di scandalizzare gli ultimi. Parliamo
molto di Dio con l’intento di convincere. Ma Dio non è una teoria ma una
persona e quindi lo possiamo riconoscere attraverso una carezza, un sorriso, un
abbraccio. Poi con le Parole approfondiamo chi bussa bussa alla
porta(2). Con lo sforzo intellettuale possiamo imparare la dottrina,
memorizzare catechismi e versetti evangelici ma se non viviamo la compassione
conosceremo Dio solo per sentito dire(3).
(1) Vangelo di Giovanni 13,4
(2) Apocalisse 3,20
(3) Cfr Giobbe 42,5 “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono”