La scelta dei poveri non rappresenta
una delle tante sensibilità del cristiano ma è il segno concreto ed
inequivocabile della conversione. Se non scegliamo i poveri significa
semplicemente che Dio deve ancora fare irruzione nella nostra vita. Magari abbiamo
sentito parlare di Lui ma senza farne esperienza(1). C’è scritto nel Vangelo e nel
resto della Sacra Scrittura, ma noi non leggiamo né il Vangelo né il resto della
Sacra Scrittura(2). Ci accontentiamo del foglietto della domenica e delle
interpretazioni disincarnate, asettiche, di routine spendibili in tutte le epoche
storiche ed in ogni luogo della terra. Per comprendere la nostra relazione con
Dio ci affidiamo ai professionisti spirituali come ci si affida al
commercialista per le pratiche fiscali a all'avvocato per le fondamentali
questioni condominiali: tipo il colore degli zerbini. Certo li scegliamo
accuratamente gli esperti cioè ci rivolgiamo a quelli in grado di raggiungere i
nostri obiettivi: pagare meno tasse possibile, imporre qualcosa agli
altri condòmini e continuare a servire Mammona
da cattolici praticanti. È una delega in bianco: siamo disposti a pagare
qualsiasi compenso od elemosina purché collaborino alla nostra
scalata sociale. Evitiamo accuratamente quelli che ci parlano di coscienza
sociale, di responsabilità, di condivisione dei beni materiali con gli ultimi
sia innocenti sia colpevoli. Meglio quelli che giustificano l’accumulo e il
consumismo purché sia fatto per la propria famigliola. I profeti infatti
infastidiscono, rompono l'inconfessabile idillio tra trono e altare.
Utilizzano un linguaggio duro, scorretto(3) per chi opprime direttamente o
collaborando ma non lo ammette. Occorre attendere che muoiano (naturalmente o
meno), poi far passare un po’ di tempo per disinnescare la potenzialità sovversiva
del loro messaggio e recuperarli, in una fase storica successiva, alla narrazione funzionale
alle strutture e relative gerarchie. Ecco perché di solito i profeti
subiscono una doppia violenza: in vita (fisica o psicologica) e nella memoria (strumentalizzando
e standardizzando la testimonianza). Due esempi per tutti: Oscar Romero e Don
Milani.
(1) “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono”
(Giobbe 42,5)
(2)“A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” (Vangelo di Luca 7, 31-32)
(3) Ci vuole una parola dura ,affilata, che spezzi e ferisca, cioè una parola concreta[…] La famiglia cristiana dell’operaio e del contadino ha bisogno di un prete povero, giusto, onesto, distaccato dal
danaro e dalla potenza, dal Governo, capace di dir pane al pane senza prudenza,
senza educazione, senza pietà, senza tatto, senza politica, così come sapevano
fare i profeti o Giovanni il Battista.
(Don Lorenzo Milani, Lettere di Don
Lorenzo Milani, Priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo-Milano 2007, p.103)