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Senza indugio

Dio è venuto nel mondo*. È il momento di rompere gli indugi.
I pastori, vanno incontro a Dio per adorarlo e poi testimoniarlo al mondo.
Senza indugio, spogliamoci di tutte le ricchezze inique che ci fanno sentire uomini bene, di un certo livello, così diversi dagli emarginati, proprio loro, così somiglianti al Bambino.
Senza indugio, andiamo incontro a Dio, senza immagine rispettabile, senza buona reputazione, senza meriti a cui appellarci. Immergiamoci con lui negli abissi della sofferenza umana, contempliamo la sua debolezza nel dolore degli impoveriti, la sua luce negli sguardi spenti di chi soffre, la sua misericordia nella rabbia degli oppressi: lì lo adoreremo in tutto il suo splendore. Nei tuguri ben nascosti delle nostre festose città, Dio ci attende trepidante.
Senza indugio, lasciamo che il mondo ci giudichi e ci condanni. Ogni atto di amore per Dio, incontrato in tutti i crocifissi della storia, ci fa apparire agli occhi del mondo inopportuni, eversivi. Questa è la nostra testimonianza: come i pastori dissero di aver visto per primi il Messia, piccolo e fragile dentro una grotta, così anche le nostre azioni grideranno al mondo che abbiamo conosciuto Dio: debole, scartato, mendicante d’amore.
Andiamo da Lui, senza indugio.

Vangelo di Luca 2,16-18
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori”.