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Cerchiamo
prove ed invece dovremmo cercare segni. Accorgersi di un passaggio, intravedere
un percorso possibile. Dovremmo chiedere la Grazia più che una grazia. Dall'estero
vengono nei santuari italiani per chiedere qualcosa, noi andiamo nei santuari esteri
per chiedere qualcosa. I luoghi possono “parlare”,
o meglio possono aiutare ad ascoltare, ma non dobbiamo dimenticare che il luogo
privilegiato per la “Parola” è l’anima.
Cerchiamo la manifestazione di Dio, prove inconfutabili e non le avremo.
Dio preferisce la nostra libertà alla sua affermazione. Chiediamo ordini,
troveremo proposte; chiediamo superiori, troveremo qualcuno che si affianca;
chiediamo un copione, troveremo una storia da scrivere insieme. Ci aspettiamo una
guarigione fisica o la soluzione di problemi materiali e non le avremo.
Incontreremo però, nelle parole di un suo testimone, il pensiero differente di
Dio che ci restituirà il respiro vitale. Ci aspettiamo gratificazioni sociali e
risultati e non li avremo. Vedremo però camminare la giustizia di Dio verso gli
oppressi sulle gambe di un volontario, di un dissidente, di un qualsiasi
non-allineato che ci spingerà a collaborare alla costruzione del Regno. Nelle
parole umane ma ispirate e non mondane, non globalizzate, non a senso unico e nei gesti evangelici e quindi di giustizia di quei testimoni nei confronti degli
ultimi, Dio può squarciare le tenebre che ci avvolgono. Solo così, in
collaborazione, non magicamente da solo, perché ha deciso di fare tutto insieme
all'uomo. Miracoli compresi.