
Di
fronte all'oppressore assistiamo spesso a tre tipi di comportamento egualmente
antievangelici: sostegno esplicito in cambio di privilegi, assenza di
contestazione per non alterare il quieto
vivere, vendetta e volontà di annientamento. In genere circola la falsa idea che
Gesù, nel proporre l’amore per i nemici (²) intenda, se non proprio un compromesso
amorale, almeno una specie di accondiscendenza alle loro malefatte. Invece l’amore, non solo non esclude il conflitto con chi genera situazioni di iniquità, ma lo
esige. La voce contraria, infatti, scalfisce le sicurezze autoassolutorie del prepotente, avviando una riflessione dagli esiti imprevedibili che, nel lungo periodo, potrebbe
anche trasformarsi in ravvedimento. L’adulazione e il disimpegno dalla critica
agiscono da rinforzi dell’errore, la contestazione coraggiosa e radicale sono, al
contrario, un gesto d’amore portatore di nuove possibilità anche in un cuore
pietrificato. Il problema è che si trovano più militanti di una pace ipocrita, senza giustizia, che profeti interpreti della visione di Dio rispetto alla
convivenza nel mondo. D'altronde, contraddire il potere umanamente non conviene
e non è facile accettarne il destino: l’esilio, l’oblio, la calunnia, l’incomprensione,
la morte. Nonostante i rischi, l’opposizione deve essere condotta tenendo presente
due obiettivi: la difesa dei deboli e la conversione del dominatore. Occorre
chiudere ogni spazio al rancore, ricordandosi sempre di distinguere la persona
dai rispettivi comportamenti. Il profeta è un collaboratore della grazia di
Dio, un annunciatore delle prospettive del Regno di Dio, non un tifoso dello
sterminio punitivo. Il profeta è un testimone della Giustizia di Dio, che si
manifesta in quell'atto di continuo allontanamento
dall'umanità devota, per andare a cercare quella perduta(³), creando
infinite occasioni di conversione e tenendo conto della gravità delle ferite
personali.
(¹)
Cfr. Giona 1,2-3
(²) «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate
per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa
sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti
e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne
avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai
vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Vangelo
di Matteo 5,43-48)
(³) «Chi
di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto
e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette
in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo:
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi
dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per
novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Vangelo di Luca 15,
4-7)