Alcuni
antifascisti hanno scelto, nel settembre del 1943, di sparare per fermare la
bestia feroce dalle sembianze umane. Altri hanno supportato le attività della
resistenza, boicottato il regime, nascosto e salvato persone. Ma, oggi,
l’eredità di quelli che, a vario titolo, si sono schierati non è rappresentata
da un’arma ma da una semplice matita. Una matita per votare. E nemmeno hanno
lasciato rancori o vendette da proseguire, ma libertà e partecipazione da allargare
e custodire. Al contrario l’eredità dei collaborazionisti e degli ignavi è stata
la melma della corruzione morale, del disinteresse alla politica e del
qualunquismo. La scarsa importanza, o comunque la subordinazione ad altri
parametri, riservata alle esigenze dell’etica pubblica, affonda le radici
esattamente in quella melma. Si affidano, serenamente, per motivi ideologici o
per meri interessi personali, le chiavi della casa comune ad amministratori
infedeli, disprezzando il sangue che è stato versato per conquistare la
possibilità di scegliere. Si deforma una libertà per negligenza nel dovere di
informarsi e si manipola un diritto per legittimare l’oppressione di un’oligarchia.
Come cristiani dovremmo non solo appoggiare, ma promuovere il cambiamento verso
politiche sociali tendenti al sostegno e al reinserimento degli ultimi. Ed invece
assistiamo alla triste omertà in difesa dell’assetto esistente profondamente
ingiusto per i molti, ma conveniente ai pochi. Cristiani stabilizzatori dell’iniquità:
è l’antinomia tuttora irrisolta della storia. I cristiani risultano
politicamente – nel senso nobile del termine – irrilevanti perché hanno smesso
di lottare per la giustizia rinnegando il carattere profetico del loro
messaggio. Confondono la politica con il sostegno ad un singolo partito che
magari maliziosamente inserisce una croce nel simbolo, sventola un rosario o difende
il presepio per mere questioni identitarie. L’unico metro di giudizio dei cristiani nelle scelte politiche dovrebbe
essere la verifica del trattamento riservato ai più fragili: migranti, poveri,
disoccupati, precari, disabili. Il Vangelo esige dai suoi testimoni di rappresentare
la voce degli ultimi, di sostenere e partecipare alle loro lotte di liberazione, mentre non contempla il rafforzamento del Potere che schiaccia né il supporto
ad ideologie varie, comprese quelle di stampo moralistico.