Pilato,
riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: “Mi avete portato
questo migrante come clandestino, accusato del reato di ricerca non autorizzata
di sopravvivenza. Ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui
nessuna colpa di quelle di cui lo ritenete responsabile; e neanche Erode, infatti
ce l'ha rimandato. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò”. Ma
essi si misero a gridare tutti insieme: “A morte costui! Dacci libero
Barabba!». Barabba era un noto politico condannato in via definitiva per
corruzione. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi
urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ed egli, per la terza volta, disse
loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la
morte”. Essi però insistevano a gran voce: “Ci ruba il lavoro e la casa!”,
chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora
decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo
in carcere per corruzione, e abbandonò Gesù alla loro volontà” (1).
Gesù
viene caricato della croce
Convocata
la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: “Se qualcuno vuol seguire
il mio esempio, rinneghi le convenzioni sociali inique, si faccia coraggio nonostante
tutte le spiacevoli conseguenze e si schieri dalla parte degli ultimi. Perché
chi vuole realizzare la propria vita servendo gli idoli e i potenti del mondo, non
ce la farà; ma chi metterà la propria vita a disposizione della mia causa e di quella
del Vangelo, la realizzerà” (2).
Gesù
cade
Gesù
venne licenziato in conseguenza della sua denuncia, all'azienda, per smaltimento
illegale di rifiuti tossici. Rimase solo, nessuna solidarietà dai colleghi, né dalla famiglia. La preoccupazione per il futuro dei suoi figli lo schiacciava,
si trattava di pura disperazione. Gesù fu assalito dal dubbio se fosse opportuno o meno accettare un compromesso, per "ritrattare" la denuncia e salvare il posto. Gesù rimase molto a terra prima di confermare le accuse.
Gesù
incontra sua madre
Gesù, a 18 anni, finì in carcere per difendere la sua terra dai cantieri voluti dagli affaristi
ed autorizzati dai politici a loro servizio. La legge dava ragione alle
esigenze della speculazione e non a quelle dell’ambiente e della giustizia
sociale. Sua madre ottenne un colloquio. Gesù stava davanti a lei, ma rimase in
silenzio. Era consapevole del dolore che le aveva procurato. Maria, ad un certo punto, fissando Gesù, prese
a dire: «È arrivato il momento che tu sappia la verità su tuo padre: non è
stato un incidente. Lo ha ucciso la mafia perché si era rifiutato di pagare
il pizzo. Se vuoi, puoi fare come lui, ma devi essere pronto a morire. Se non sei
pronto, rinuncia». Gesù, dopo un attimo, rispose commosso: «Grazie, mamma».
Simone
aiuta Gesù a portare la croce
Gesù
era un mendicante, sfinito dal continuo girovagare per poche monetine, si sedette
sui gradini di una chiesa. Il portone era chiuso e la messa conclusa da tempo. C’era un po’ di ombra, si poteva almeno
rifiatare dalla calura. Passò un uomo, Gesù tese stancamente la mano, ma senza risultato.
Poco dopo, però, quell'uomo si fermò, e tornando indietro, disse: “Mi
dispiace non ho soldi, vivo con la pensione minima ed ho un figlio disabile. Però
non ti lascio qui da solo. Ti farò compagnia mentre chiedi l’elemosina”.
(1) Cfr. Vangelo di Luca 23, 13-25
(2) Cfr. Vangelo di Marco 8, 34-35