«Dove sono i poveri, lì ci troverete» sarà
il motto con cui la Chiesa tornerà a convertirsi a Cristo e al Vangelo. Ed inizierà,
finalmente, a contrapporsi al grande peccato fattosi struttura. Quel peccato
che ha messo su una croce il Salvatore, sconfiggendolo, però, solo per tre
giorni. Quel peccato che ancora mette su una croce gli oppressi,
sconfiggendoli, però, solo per i tre
giorni del tempo storico. La Chiesa tornerà dal suo Signore, si rimetterà
alla sua sequela abbandonando le dottrine costruite da menti umane che l’hanno
irrigidita, sostituendo la Giustizia di Dio verso i piccoli e gli umili con la
giustizia che condanna chi trasgredisce norme. La Chiesa riunirà finalmente le
mense dell’epifania di Dio: quella della Parola che annuncia la salvezza,
quella dell’Eucaristia e degli altri sacramenti che l’attualizza e quella dei
poveri che realizza il Regno di Dio.
«Saremo giudicati sull'amore concreto e sulla
misericordia, non su quello cantato o recitato. Convinciamoci che non possiamo
dividere le tre mense che fanno la nostra identità cristiana: la mensa della
Parola, quella dell’Eucarestia e quella dei poveri. Se ne manca una le altre
due sono falsate e non c’è comunità. Né basta scusarsi dicendo che c’è il
gruppo della carità. Perché la carità è di tutti e non si può delegare. Ogni
mensa rimanda all'altra: la Parola fa desiderare l’Eucarestia che fa sentire il
bisogno di muoversi verso il povero» (1).
La
Chiesa non testimonierà più semplicemente l’esistenza di Dio ma la sua Volontà:
ossia un diverso paradigma da quello predicato dal mondo e che è chiamata a
rifiutare. La Chiesa, così, rigetterà la mercificazione generata dagli attuali
modelli economici e predicherà la gratuità, rigetterà il potere e vivrà il dono
di se stessa ponendosi, come Cristo, tra gli scartati. La Chiesa
si presenterà come radicale alternativa alla cultura dell’utilità e della
funzione e testimonierà che la dignità risiede nella scelta di com-patire e
nella prassi conseguente.
«La pietra che i costruttori hanno scartato è
divenuta la pietra angolare, sasso d’inciampo e pietra di scandalo» (2).
Riconoscere
il Figlio di Dio in quell'uomo dileggiato, sconfitto dal Potere, ed amaramente abbandonato
dai discepoli non era impresa semplice. È un monito sempre valido per la Chiesa
che è chiamata alla disponibilità, dimostrata dal centurione (3), ad accogliere l’assurdo di Dio, rispetto alle
certezze dei saggi che diventano chiusure. La Chiesa, ancora oggi, deve avere l’umiltà di imparare la fede da chi
non ha fede e mettersi davanti ai reietti e riconoscere in essi il Figlio di
Dio “che soffre nella storia” (4).
(1)
card. Francesco Montenegro, Discorso pronunciato in occasione dell’apertura del
Giubileo della Misericordia nell'arcidiocesi di Agrigento, Chiesa Concattedrale
Santa Croce di Agrigento, 13/12/2015
(2)
Prima lettera di Pietro 2, 7-8
(3) «Allora il centurione che gli stava di
fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio
di Dio!” » (Vangelo di Marco 15,39)
(4) «Voi siete l’immagine del Crocifisso. Sono
venuto a dirvi che voi siete il Cristo che soffre nella storia» (Oscar
Romero ai campesinos, in Ettore Masina, L’arcivescovo deve morire. Oscar Romero e il suo popolo, Il Margine, Trento 2011, p. 98)