Fermiamoci.
Smettiamola di collaborare con un’organizzazione economico-sociale che devasta
sia l’umanità sia il pianeta. Nulla giustifica l’ingiustizia nemmeno la propria
sopravvivenza. Il fine infatti non
giustifica i mezzi anche se ci hanno insegnato il contrario. Ci
ritroviamo su un campo di battaglia con la lista dei nemici da abbattere. Ci
mettono fretta, non abbiamo il tempo di verificare colpe e responsabilità.
Agiamo su sentenze emesse da altri.
Fermiamoci.
Smettiamola di obbedire agli ordini che contrastano con la nostra coscienza.
Dobbiamo formarci con spirito di iniziativa, da autodidatti, evitando di
abbeverarci ai pozzi avvelenati dal Sistema. Dobbiamo uscire dal pantano del gossip, dall'insulto alla morale
rappresentato dal calcio milionario e dedicarci alla preghiera e all'analisi.
Abbandoniamo la stampa prezzolata e riflettiamo sulla lettera ai giudici di don
Milani e sui discorsi di Calamandrei. Abbandoniamo le trasmissioni-spazzatura e
leggiamo le omelie di Oscar Romero e i testi di Ignacio Ellacuría. Perché se non
conosciamo le lettere dei condannati a morti della resistenza non conosciamo la
libertà e non la meritiamo. Perché se non conosciamo il martirio di Iqbal Masih non
conosciamo la dignità e non la meritiamo.
Fermiamoci.
Smettiamola di produrre debito, non solo finanziario, ma soprattutto ecologico e
umanitario. Saremo ricordati dalle generazioni future per le nostre discariche difficilmente
trasportabili in musei (e comunque non molto attraenti per i turisti), per aver
sostituito il plancton con la
plastica e per aver spostato i campi di concentramento e di sterminio in mare.
Fermiamoci
e ricominciamo su basi totalmente nuove. Dal Vangelo e dalla Costituzioni nella loro sostanza autentica.