Ci
dai appuntamento nella storia, nelle cose che succedono, in quelle che ancora non
succedono e in quelle che non dovrebbero succedere. Ti immaginiamo a tirare i
fili e muovere a tuo piacimento, come marionette, uomini e natura, ma non è così.
Ti immaginiamo con la bacchetta magica (proiezione delle nostre fantasie) incantarci
con qualche effetto speciale, ma non è così. Quando, poi, le cose vanno bene è
merito nostro, quando vanno male è colpa tua, con annesso corollario di accuse:
assente, contraddittorio, ostile. Vedi, Signore, l’equivoco sta nel senso da
riconoscere alla libertà. Per Te è sacra tanto
che noi siamo espressione proprio della tua libertà: ci hai voluti, non siamo mica
frutto di necessità o peggio di utilità. Per noi, invece, la libertà è importante
solo a parole. La mettiamo, ipocritamente, al primo posto nei test di
valutazione personale per barattarla, alla prima occasione, per semplice convenienza.
Grandi cantori della libertà, nei giorni festivi, in cerca di padrone che ci garantisca un
adeguato benessere, nei giorni feriali. Tu sei presente nella storia, ma non la
manovri. La affidi a noi, per cambiarla, e renderla manifestazione della tua bontà.
Un luogo in cui tutti possano avere cittadinanza ed esprimersi. Ripetere, cioè,
quello che tu hai fatto con noi. Vagavamo nel nulla e ci hai fatto esistere,
gratuitamente. Sbarcati sulla terra ti abbiamo dimenticato e tradito, trasformandoci in elaboratori di massimi sistemi e in predatori esistenziali, sfigurando
il volto autentico del nostro essere. Ci siamo espressi su realtà che ci
superano come la consustanzialità, lo Spirito Santo, le due nature e l’ipostasi
e non si riesce ad organizzare un concilio per affermare che Tu ci proponi il Regno, basato sulla logica della condivisione, che si oppone all'Impero che noi continuiamo a costruire e a sostenere, secondo la logica della proprietà, dell’accumulo e quindi della sottrazione.
Teologia dei poveri.