Con
la dignità tipica del ragionier Fantozzi esaltano i potenti e disprezzano i subalterni, quelli, cioè, che si trovano poco sotto di loro nella piramide dell’oppressione. Il Sistema prima ridicolizza e umilia,
sottomettendo ai suoi capricci, poi fornisce il modello vincente su cui
proiettare le proprie frustrazioni per dissimularle. L’oppressione si regge
sulla violenza psicologica supinamente accettata e presuppone la massiccia
presenza di inetti dal punto di vista etico e pavidi dal punto di vista esistenziale. Tra il solidale e
l’arrampicatore, l’uomo-zerbino sceglie ed imita l’arrampicatore. Tra il giusto
e il manipolatore, l’uomo-zerbino sceglie ed imita il manipolatore. L’uomo-zerbino,
infatti, ammira il successo in sé, guardando al fine e non ai mezzi. Archiviano,
con facilità, la morte fisica dei lavoratori uccisi dalla scarsa sicurezza e
dalla precarietà. E si abituano alla loro quotidiana agonia spirituale causata dalla ripetitività dei gesti. Ripuliscono in fretta i
profitti dei padroni dal sangue degli operai e i privilegi delle élite dal sangue dei poveri e chiudono le orecchie
ai loro lamenti. La morte, invece, dell’uomo di successo li lascia sgomenti.
Quella sì, sembra ingiusta. Era così bravo e buono, al TG ne parlano con tanta
enfasi e commozione. Tocca morire pure ai potenti, come uomini qualsiasi.
Incredibile!
Solo Uno (che noi di solito chiamiamo Dio) sembra uscire dal coro. Pare, infatti, che rifocilli l’oppresso e faccia attendere il potente.
Che consoli l’oppresso e interroghi il potente.
Solo Uno (che noi di solito chiamiamo Dio) sembra uscire dal coro. Pare, infatti, che rifocilli l’oppresso e faccia attendere il potente.
Che consoli l’oppresso e interroghi il potente.
E
questa è la nostra speranza.
Così
sia!