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Elevazione alla Santissima Trinità: il riposo di Dio

Spunti di riflessione alla meravigliosa preghiera composta da Santa Elisabetta della Trinità il 21 novembre 1904 «O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi interamente per stabilirmi in te, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell'eternità» (1).
Dovremmo stare davanti a Dio così: immobili. Guardare da un punto fermo lo scorrere del tempo e i mutamenti in cui siamo immersi. Cogliere la complessità osservando da un’altra prospettiva. Riflettere e cercare il senso dell’esperienza: la Parola di Dio che si fa carne (2), la sua luce che «splende nelle tenebre» (3) e che «illumina ogni uomo» (4).

Solo il silenzio ci sottrae al divenire e alla sua angoscia. Interrompe il dominio delle voci esteriori o falsamente interiori che costruiscono condizionamenti. Dove il mondo desertifica, il silenzio crea spazi vitali. È il luogo dell’autenticità, il luogo dell’esistenza reale. Nel silenzio troviamo il passaggio di Dio nella nostra vita: nei fatti, nelle scelte, nei rinnegamenti e scopriamo la libertà di corrispondere o di rifiutare. Dio ci ha scelto senza motivo e senza pretese. Noi dovremmo fare altrettanto: accogliere senza motivo e senza pretese. C’è un’offerta gratuita di amore da contemplare ed un mistero, in cui Dio ha deciso di rimanere, da rispettare e la legge che disciplina i nostri rapporti è semplicissima e prevede una norma soltanto: la fiducia.

«Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo» (5)
Vieni Signore, stai un po’ qui con noi. Non ti faremo domande sul futuro e non ti interrogheremo sul funzionamento dell’onnipotenza. Potrai riposarti, senza dover parlare o ascoltare richieste, non ti caricheremo delle nostre preoccupazioni e delle nostre paure. Scegli la nostra anima come luogo dell’intimità per dimenticare le amarezze che soffri a causa dell’ingratitudine e della superficialità dei tuoi figli. La tua presenza calmerà «i venti e le acque» (6) dei nostri conflitti, lasciando in essere solo quelle inquietudini che ci rendono attivi nella carità per la costruzione del tuo Regno.

(1) Elisabetta della Trinità, «O Mio Dio, Trinità che adoro», NI 15, Opere Complete, traduzione dal francese di Maria Rosaria Del Genio, Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1993, p. 777
(2) Vangelo di Giovanni 1,14
(3) Vangelo di Giovanni 1,5
(4) Vangelo di Giovanni 1,9
(5) Elisabetta della Trinità, cit.
(6) Cfr. Vangelo di Marco 4, 35-41