«Nell'anno decimoquinto dell'impero di
Tiberio Cesare» (1); «sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la
parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto» (2).
Il
profeta urla nel deserto. Non nel deserto creato dalla natura ma in quello
creato dall'Impero e dai suoi alleati. E non nel deserto composto di sabbia, ma
in quello creato dal potere utilizzato iniquamente. Il profeta urla. C’è il
silenzio, della morte interiore per omertà/collusione/rassegnazione, da infrangere.
Silenzio ben diverso da quello dell’ascolto e della preghiera che è, al
contrario, da salvaguardare. Quella voce indica una visione radicalmente
diversa e restituisce speranza. È segno di discontinuità: dopo il
pronunciamento nulla dovrà essere uguale a prima.
«Preparate la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia
abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo
vedrà la salvezza di Dio!» (3).
Dio
non vuole essere autosufficiente, si affida all'azione del profeta. Il suo
Regno avanza con la partecipazione attiva dell’uomo. Il suo Regno è l’utopia di
un Padre condivisa con i suoi figli, non il progetto imposto e reiterato meccanicamente da un demiurgo. L’uomo, immagine e somiglianza di Dio, con la pretesa dell’autosufficienza, manomette
la sua vocazione: idolatrando se stesso rifiuta la meraviglia possibile della
libertà.
«Le folle lo interrogavano: “Che cosa
dobbiamo fare?”. Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e
chi ha da mangiare, faccia altrettanto”» (4).
Restituendo
la tunica, restituiamo al povero il suo volto di fratello. Lo riconosciamo, ci
facciamo garanti della sua esistenza. Come Dio fa con noi: dà la vita, la rende
quando la perdiamo o ce la tolgono, la custodisce in eterno. Siamo attratti dai grandi interrogativi della
scienza. Guardiamo molto in alto (nello spazio), poco in profondità (nell'anima).
Mentre siamo impegnati ad assecondare le nostre curiosità, Dio continua, inutilmente, a domandare: “Dov'è il senzatetto, il
migrante, il disoccupato, il precario, il malato, l’oppresso, tuo fratello?”
(5).
(1)
Vangelo di Luca 3,1
(2)
Vangelo di Luca 3,2
(3)
Vangelo di Luca 3, 4-6
(4) Vangelo di Luca 3, 10-11
(4) Vangelo di Luca 3, 10-11
(5) Cfr.
Genesi 4,9
Vangelo di Luca 3, 1-18
«Nell'anno decimoquinto dell'impero di
Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode
tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della
Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e
Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed
egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli
del profeta Isaia:
“Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia
riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano
diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Diceva dunque alle folle che andavano a
farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire
all'ira imminente? Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a
dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far
nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. Anzi, la scure è già posta alla
radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e
buttato nel fuoco". Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”.
Rispondeva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da
mangiare, faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare,
e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete
nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni
soldati: “E noi che dobbiamo fare?”. Rispose: “Non maltrattate e non estorcete
niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". Poiché il popolo era in
attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse
lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma
viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere
neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il
frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”. Con
molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella».
"razza di vipere". mi risuona viene torna va ritorna da alcune settimane. adesso voi. la Parola non si contraddice. pare proprio esser vero.
RispondiEliminagrazie
Grazie per la condivisione Roberta! Un caro saluto!
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