Fuga dalla sconfitta.
«Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono» (1).Ci barrichiamo, ancora, nei nostri nascondigli. Ed, invece, dovremmo uscire e rifare al contrario la strada della fuga. Questo è il senso della conversione che ci chiedi: tornare dove continui a patire-con i poveri e gli emarginati. Scappiamo per riguardo alla nostra reputazione sociale. L’ultimo idolo da abbattere per una sequela autentica. L'ultimo ostacolo che ci impedisce di riconoscerti sul Calvario. Ci troviamo a nostro agio vicino ad un Salvatore che compie miracoli e ri-scrive la storia, meno disponibili, vicino ad un crocifisso, maledetto dagli uomini e travolto dalla storia. Progettiamo di salvarci uscendo dalla condizione in cui ci troviamo e non, come ci testimoni, condividendo la condizione di chi si trova più in basso di noi. Imitiamo i dominatori del mondo che si realizzano nella conquista e nella gestione del potere. Quando ci impegniamo per rovesciarli dai troni (2) lo facciamo solo per prenderne il posto, sostituendo vecchia iniquità con nuova iniquità. Ed abbiamo anche il coraggio di chiederti aiuto e di benedire la nostra scalata.
Parole vuote come bronzo che risuona o cembalo che tintinna (3).
Nella predicazione ci esaltiamo. Nell'esegesi ci distinguiamo. Nell'insegnamento ci prodighiamo. Lasciare, però, riconoscimenti e posizioni per stare senza reputazione tra i senzareputazione non viene né predicato, né approfondito, né insegnato. Al contrario ci sforziamo, senza successo, nell'opera di adattamento del Vangelo ai disvalori del Sistema. Eppure, proprio nel rifiuto di questi parametri di riferimento, dovrebbe consistere l'èthos di chi accoglie la Parola. Infatti, questa sconfinata, e mai contraddetta, ricerca di compatibilità, tra ciò che è per natura in antitesi, ci mantiene nella tiepidezza, nell'ipocrisia, nello scandalo.
1)
Vangelo di Matteo 26,56
2)
Cfr. Vangelo di Luca 1,523) 1Corinzi 13,1
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato Gv 15, 3.
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