Gesù
predica l’amore oblativo, testimonia la completa offerta di se stesso; i
discepoli, invece, si preoccupano di gerarchie e di organigrammi. Avevano
lasciato tutto (proprietà, legami affettivi, occupazioni), ma non ancora le aspirazioni
personali. Mancava, in sostanza, la comprensione della differenza tra la gloria
umana costruita sulle sconfitte altrui, e la Gloria divina, che
è possibilità per tutti e soprattutto per gli esclusi. Gesù non si lascia
utilizzare, e non permette che i discepoli si illudano. Nessuno può strumentalizzare
la causa di Dio, che è “sacra” essendo a favore degli oppressi, per ottenere
cariche o riconoscimenti, anche se legittimi in altri ambiti. La causa di Dio,
infatti, non contempla né merito, né ricompense secondo logiche di scambio. La
causa di Dio deve essere fatta propria e chiede di essere sposata. Analogamente, Gesù reclama di essere amato per se stesso,
anche nell'incomprensione, nel buio, nel mistero, e non per i vantaggi che si
possono ricevere. L’orizzontalità è la dimensione scelta da Dio, che per primo si
abbassa. Quindi, trovarsi in posizioni di responsabilità, significa
semplicemente essere servo: svolgere un servizio a beneficio di tutti e non
certo esercitare un potere a beneficio proprio (e di conseguenza a danno altrui).
Inoltre, chi decide dovrebbe circondarsi di persone autentiche, capaci di
critica al momento opportuno, e rifuggire dagli adulatori (esperti della
menzogna e stabilizzatori dell’oppressione). La vera sequela di Cristo si
riconosce dal fuoco della carità e dalla scelta della gratuità. Rimangono escluse: prerogative,
carriere e separazioni dalle sofferenze dal popolo. Gesù consiglia di mettersi all'ultimo
posto, noi continuiamo ad elaborare ed incensare meccanismi di avanzamento. Per
questo sarebbe auspicabile che nella Chiesa si introducesse la temporaneità dell'esercizio delle funzioni organizzative e decisionali. E poi alla scadenza, scendendo dal piedistallo, uscendo dai palazzi, prevedere il ritorno nel
luogo in cui il Vangelo ci colloca: la vita ordinaria.
(1)
Vangelo di Marco 10,37
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