Passa ai contenuti principali

Preghiera per il popolo degli abissi: conversione alla giustizia

Schierarsi con i poveri e gli oppressi come insegna il Vangelo è la vocazione di ogni cristiano.

Praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con Dio (1)

Signore, ti vogliamo pregare per le vittime del capitalismo, cioè per i caduti a causa dell'ingiustizia, della violenza, dell'inquinamento.
Perdonaci perché non opponiamo nessuna resistenza a questa infernale macchina da guerra. Dovremmo, secondo gli insegnamenti del Vangelo, fermarla con i nostri corpi ed invece ci saliamo sopra, preferendo la compiacenza di quelli che la guidano, alla sofferenza di quelli che rimangono schiacciati.
Sopprimendo la voce degli ultimi crediamo di riuscire a sopprimere anche la tua e quella della coscienza. Crediamo che la loro sconfitta, apparentemente impunita, dimostri il nostro assoluto dominio su questa terra.
Crediamo, con la sfacciataggine tipica degli ingrati, di poter espellere il Creatore dalla sua creazione e di poter relegare il Dio, che si è fatto carne, nell'invisibilità, impassibilità e lontananza del Cielo.
Ti difendiamo nelle definizioni, nelle regole, negli adempimenti, ma non nelle scelte e nei paradigmi alternativi che concretamente proponi.
Non so come andremo a finire!
È vero, esiste un piccolo resto (2), formato dagli oppressi e da alcuni tuoi intrepidi discepoli, che il Potere pur perseguitando ed uccidendo non riesce ad eliminare definitivamente. Rinasce, anzi risorge sempre, con altri visi, altre voci, in altre forme. Incontrollabile, improvviso come il vento. Questo resto non si estingue e così non puoi essere cacciato fuori dal mondo.
Dovremmo guardare a questa minoranza, misera, non organizzata ma irriducibile, segno di contraddizione e di speranza, e non accodarci al gregge che segue il pastore sbagliato.
Dovremmo credere che la libertà che ci hai incredibilmente donato abbia più valore della schiavitù della convenienza o della necessità.
Aiutaci a cambiare!
Concedici di entrare in quel resto, affinché diventi finalmente maggioranza, un popolo intero, così da poter realizzare ciò che ci hai suggerito pregando: "Venga il tuo Regno".

Testo di Jack London: Il popolo degli abissi.

«Le esperienze narrate in questo volume risalgono all'estate del 1902. Mi addentrai nei bassifondi di Londra con un atteggiamento simile a quello di un esploratore. Ero disposto a lasciarmi convincere da ciò che vedevo, più che dagli insegnamenti di coloro che non avevano visto o  dalle parole di chi aveva visto in passato. Portavo con me alcuni semplici criteri con cui valutare la vita dei bassifondi. Ciò che rafforza la vita, la salute fisica e spirituale, era buono; ciò che indebolisce la vita, la sminuisce e la altera, era cattivo. Il lettore si accorgerà presto che molto di ciò che ho visto era cattivo.
Il lettore si accorgerà presto che molto di ciò che ho visto era cattivo. Eppure non bisogna dimenticare che quello di cui scrivo era considerato un buon periodo per l'Inghilterra. La fame e la mancanza di abitazioni che ho constatato costituivano una condizione cronica di miseria che non viene mai debellata, neanche nei periodi più prosperi.
A quell'estate fece seguito un duro inverno. Molti disoccupati davano vita a processioni, anche una dozzina alla volta, e percorrevano ogni giorno le strade di Londra per chiedere pane» (3).

(1) Cfr. Michea 6,8
(2) «In quel giorno il resto di Israele e i superstiti della casa di Giacobbe non si appoggeranno più su chi li ha percossi, ma si appoggeranno sul Signore, sul Santo di Israele, con lealtà. Tornerà il resto, il resto di Giacobbe, al Dio forte» (Isaia 10, 20-21); «...dice il Signore: "Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele"» (Geremia 31, 7); «Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto d'Israele» (Sofonia 3,12-13); «Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli, come rugiada mandata dal Signore e come pioggia che cade sull'erba, che non attende nulla dall'uomo e nulla spera dai figli dell'uomo» (Michea 5,6).
(3) Jack London, Il popolo degli abissi, traduzione di Andrea Minucci, Robin Edizioni, 2013 Roma, p. 5

Commenti

Posta un commento

Altre informazioni su Privacy Policy e Cookie nella barra laterale