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Dio come autore e custode della sorgente della vita

Nella preghiera intuiamo l’Amore di Dio. Nella prassi lo facciamo entrare nella storia. Mistica e Compassione procedono insieme.

Parola.

«Bevi l'acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo, perché le tue sorgenti non scorrano al di fuori, i tuoi ruscelli nelle pubbliche piazze, ma siano per te solo e non per degli estranei insieme a te» (Proverbi 5,15-17).

È l'invito a ri-entrare in se stessi, immergendosi nelle profondità. C'è da ascoltare una Parola, specifica per noi, non commutabile, e che solo Dio conosce. È la dichiarazione d’Amore preparata dall'eternità, l’impenetrabile segreto tra il Creatore e l’anima creata, il mistero di una presenza invisibile, di una voce che abita nel silenzio.

È un incontro nelle tenebre in cui si dissolvono le nostre certezze, nell'abisso scavato dalle nostre iniquità, è la rivelazione della Misericordia di Dio, invalicabile baluardo delle speranze di salvezza. Dio, quindi, dimostra di attenderci nelle nostre oscurità -che noi non frequentiamo- e proprio lì vuole rivelare il suo Amore. Dio, poi, ci invia nei luoghi delle oscurità del mondo, dove Caino continua ad alzare la mano contro il fratello (1) –che noi distratti sorpassiamo- e proprio lì ci vuole mostrare la sua Liberazione. Nell'intimità conosciamo il suo Amore, nel popolo collaboriamo alla costruzione del suo Regno di giustizia e, quindi, di pace

Custodia.

«Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata» (Cantico dei Cantici 4,12).

Dio si rivolge all'anima rassicurandola. Così il Custode la difende, non permettendo agli sconosciuti di entrare, ai nemici di inquinare, assicurando il sostentamento necessario.

«”…Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”» (Vangelo di Giovanni 4,14).

Con la preghiera attingiamo direttamente alla fonte, predisposta e sorvegliata dal Custode, che rinnova la vita, abbatte le nostre resistenze e ci rende abili a “scacciare i demòni, parlare nuove lingue, prendere in mano i serpenti, bere veleno senza danno, guarire i malati imponendo le mani(2).

«…Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua» (Geremia 2,13).

Il rifiuto della preghiera -nel senso di ricerca o meglio di disponibilità all'invito di Dio- ha come conseguenza l’assunzione dei paradigmi del mondo. Ci si ritrova catapultati nell'apparenza, che è deformazione del reale. Non c’è infatti peggior inganno di una libertà solo apparente -inseguita attraverso il benessere economico e il prestigio sociale- ottenuta al prezzo di una reale schiavitù, per aver abdicato alla propria umanità.

Mistica e Compassione.

«Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono» (Isaia 58, 9-11).

La preghiera non è fine a se stessa, o peggio autocompiacimento per il cammino spirituale, ma è l’inizio della prassi. Si contempla l’Amore di Dio essenzialmente imitandolo, diventando sensibili alle sue sollecitazioni, sposando le sue cause. Se professiamo solo verbalmente la nostra fede, evitando il coinvolgimento e senza rivedere le opzioni di fondo, siamo solo illusi o ipocriti. La preghiera e la compassione sono, perciò, i segni distintivi di un'autentica sequela.

(1) Cfr. Genesi 4, 1-16
(2) Cfr. Vangelo di Marco 16, 9-20

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