Passa ai contenuti principali

Ignacio Ellacuría: la giustizia come amore che si rende visibile

Ignacio Ellacuría e gli altri martiri di El Salvador donando la vita in condivisione con gli oppressi hanno realizzato la più alta forma di amore evangelico.

Martiri.

È il 16 novembre 1989, ed è buio a San Salvador. Nella residenza dei padri gesuiti dell’Uca (Università Centroamericana) si sentono inquietanti voci di militari e, poi, degli spari. A terra con il volto sfigurato dai proiettili ci sono sei confratelli: Ignacio Ellacuría (59 anni, rettore), Segundo Montes (56 anni, sociologo), Amando López (53 anni, teologo), Ignacio Martín Baró (47 anni, psicologo), Juan Ramón Moreno (56 anni, teologo), Joaquín López y López (71 anni, direttore della scuola di formazione per i poveri). Poco distante ci sono anche i corpi, abbracciati ed insanguinati, di due donne, madre e figlia: Elba Julia Ramos (cuoca, 42 anni) e Celina Maricet Ramos (16 anni).
I gesuiti muoiono così per essersi schierati con il popolo crocifisso, le due donne per l’appartenenza allo stesso. I confratelli, cioè, muoiono per la scelta, Elba e Celina per la condizione. L’abbraccio di madre e figlia è il simbolo del comune martirio che viene riservato, dalle strutture di peccato e dai loro servi, agli oppressi e a quelli che li sostengono. L'abbraccio di madre e figlia dovrebbe rappresentare anche (come ben ricorda San Oscar Romero (1)) il programma della Chiesa: morire-per i poveri e morire-con i poveri.

Percorso.

Ellacuría, nel suo esodo terreno, non cammina da solo, maestri importanti ne segnano positivamente il pensiero e l’azione. È fondamentale ricordarli per comprendere gli sviluppi delle sue opzioni: Miguel Elizondo (maestro dei novizi, sostenitore di una formazione non slegata dalle condizioni circostanti), Ortega y Gasset, Xavier Zubiri, Karl Rahner (aiutano Ellacuría a porre la filosofia e la teologia al servizio della liberazione degli ultimi), Padre Pedro Arrupe (Superiore Generale dal 1965 si impegna a far recepire alla Compagnia di Gesù le istanze del Concilio Vaticano II ed in particolare la promozione della giustizia). Per quanto riguarda i rapporti con Romero si può affermare che, dal 1977, l’influenza è reciproca: Ellacuría per quanto riguarda l’elaborazione teologica, Romero per la testimonianza e la concretizzazione pastorale.

«[dopo la morte di Padre Rutilio Grande] Romero si convertì in un esempio eccezionale di come la forza del Vangelo possa diventare forza storica di trasformazione. Per questo continua a vivere dopo la morte, e non solo perché sono molti coloro che lo ricordano, … ma soprattutto perché sono molti coloro che sono disposti a seguirne i passi, sapendo che monsignor Romero, negli ultimi tre anni della sua vita pubblica fu un seguace esemplare di Gesù di Nazareth» (2).

È storia di salvezza.

Ellacuría,  nel servire la causa del Regno, sposta la cattedra dell’insegnamento dai laboratori della dottrina alla storia, dalla evasione sociale alla profezia, dalla conferma dello status quo all'utopia. Intende la formazione, non come deposito di nozioni, ma come coscienza critica che agisce con l’unico obiettivo di favorire il riscatto degli oppressi. Si tratta, infatti, di aprire nuove prospettive, evitando di fornire soluzioni preconfezionate. La liberazione, per Ellacuría, è un risultato che deve essere raggiunto dal popolo stesso, senza deleghe. Un processo che i cristiani devono condividere, supportare, mai dirigere.

«…È nella storia che ci imbattiamo nel luogo privilegiato della comunicazione divina […] Senza l’irruzione di Dio nella storia, senza la sua manifestazione nello spazio storico, ben poco sapremmo di Lui; ma se la sua manifestazione si verifica nello spazio storico, allora bisogna rimanere aperti a codesta irruzione mutevole che è la storia» (3).

«Solo con l'utopia e la speranza si può credere e avere il coraggio di tentare, insieme a tutti i poveri e gli oppressi del mondo, di rovesciare la storia, sovvertirla e lanciarla in altra direzione» (4).

Il popolo crocifisso.

Ellacuría, nell'analisi profetica dei tempi, evidenzia la totale incompatibilità tra il capitalismo e le istanze evangeliche. Un sistema giudicato intrinsecamente iniquo, generatore esponenziale di disuguaglianze, ma anche capace di inquinare la cultura, imponendosi come ideologia dominante. Di conseguenza la testimonianza cristiana deve essere essenzialmente lotta per la giustizia, perché il coinvolgimento attualizza la forma d’amore a cui siamo chiamati, ad imitazione di Cristo. «Farsi carico della realtà [ossia conoscerla], patire nella realtà, incaricarsi della realtà [ossia impegnarsi per trasformarla] (5), ama sintetizzare Ellacuría. Occorre, quindi, evitare che l’incontro con i poveri si trasformi e si riduca in una semplice relazione d’aiuto. Ciò priverebbe quell'evento del suo carattere rivelativo e salvifico. Infatti i calpestati (condannati senza colpa, umiliati e considerati abbandonati da Dio come il Servo sofferente biblico) sono il volto di Cristo nella storia.

«Senza conversione ai poveri, come luogo dove Dio si rivela e chiama, è impossibile accostarsi adeguatamente alla realtà viva di Dio ed alla sua luce chiarificatrice, e senza la presenza e la grazia di Dio dataci nei poveri e attraverso di essi, non c'è possibilità di piena conversione» (6).

«Il popolo crocifisso… è la vittima del peccato del mondo ed è anche colui che apporterà la salvezza al mondo» (7).

«Il popolo crocifisso è la continuazione storica del servo di Yahvė a cui il peccato del mondo continua a togliere ogni apparenza umana e che i poteri di questo mondo continuano a spogliare di tutto, strappandogli persino la vita, sopratutto la vita» (8).

La chiesa dei poveri.

Gesù incontra la morte perché predica l’avvento del Regno che si oppone ai Poteri esistenti e perché agisce di conseguenza. Non è un cambio di forma, altrimenti sarebbe stato tollerato. Gesù annuncia un rovesciamento e un nuovo soggetto della storia: non più i dominatori ma i poveri. I destinatari e gli eredi del Regno sono i miseri, gli altri potranno entrare solo se si convertono alle beatitudini. Quindi Gesù non può che essere prima denigrato poi eliminato. Persecuzione e morte, infatti, attendono gli oppositori: è il messaggio che i Poteri mandano a quelli che intendono contraddire gli idoli. La Chiesa ha il compito di proseguire, nella storia, l’azione di Dio, affinché si realizzi la nuova umanità.

«La mancanza di persecuzione, in una situazione di ingiustizia, da parte di coloro che hanno il potere, costituisce alla lunga un segno irrefutabile della mancanza di coraggio evangelico della chiesa nella realizzazione della sua missione» (9).

«Ai potenti non duole la condanna pronunciata in nome di Dio, a meno che tale condanna non metta in pericolo il loro dominio; solo quando tale condanna diventa azione liberatrice efficace, allora si levano contro di essa ed escogitano ogni specie di persecuzione contro coloro che lottano efficacemente in favore della giustizia» (10).

«[La Chiesa di El Salvador] non è stata perseguitata perché difende i dogmi, che per ora non molestano affatto i detentori del potere di questo mondo, ma è stata perseguitata perché incarna virtù eroicamente cristiane, e soprattutto, perché sta con i poveri ed i perseguitati» (11).

«…La Chiesa è corpo storico di Gesù in quanto è Chiesa dei poveri; ed è sacramento di liberazione, precisamente, in quanto è Chiesa dei poveri» (12).

«Quando il popolo è oppresso e massacrato da determinate strutture e istituzioni, mentre è difeso da parte di organizzazioni ben precise, l'azione della Chiesa non può che essere oggettivamente contro le prime e in favore delle seconde» (13).

«…Il gruppo dei ricchi, in quanto tale, non ha nulla da attendersi dal Regno di Dio se non imbocca il cammino della conversione tramite la povertà» (14).

«Solo rivolgendosi ai poveri la Chiesa diventerà una forza dinamica capace di produrre storicamente una nuova creazione, un uomo nuovo» (15).

Delegittimazione.

Ellacuría conosce bene la strada che porta al Calvario. Le denunce delle iniquità strutturali, l’individuazione delle responsabilità delle élite e l’appoggio alla riforma agraria gli garantiscono insulti, intimidazioni e alla fine l’iscrizione nella lista dei nemici da zittire. Il servizio al popolo oppresso di El Salvador, Ellacuría non lo considera un incarico, ma un’opzione. Trascorre alcuni periodi in esilio, poi sempre il ritorno. Non si sottrae. La crocifissione è preceduta dalla delegittimazione, anche attraverso la stampa:

«L’agitatore basco dovrebbe essere espulso dal Paese in quanto ribelle» (25/8/1988);

«Assassino della gioventù» (18/11/1988);

«[Ellacuría è] il nemico più grande del popolo e delle forze armate presente sul territorio nazionale» (5/12/1988);

«La punta di diamante del comunismo in El Salvador» (5/1/1989);

«L’individuo più nefasto che ha potuto calpestare il suolo salvadoregno» (25/1/1989) (16).

Anche alcuni Vescovi lo attaccano, accusandolo, ad esempio, di aver pesantemente condizionato Oscar Romero.

Preghiera.

Ignacio, Segundo, Amando, Ignacio Martín, Juan Ramón, Joaquín, Elba Julia, Celina Maricet: la malvagità dell’uomo vi ha ucciso, l’Amore di Dio vi ha fatto fruttificare. Anche grazie a voi il Vangelo non è stato espulso dalla storia.

Adesso insegnateci la via.



(1) «Il vero amore è quello che porta p. Rutilio Grande alla morte con due contadini per mano. Così ama la Chiesa, muore con loro e con loro si presenta alla trascendenza del cielo» (Oscar Romero, Omelia per la messa esequiale di Padre Rutilio Grande 14/3/1977, in La voce di Monsignor Romero.Testi e omelie, traduzione di Teodora Tosatti, Roma 2007, p. 22
(2) Ignacio Ellacuría citazione in Emanuele Maspoli, Ignacio Ellacuría e i martiri di San Salvador, Paoline, Milano 2009, p. 63-64
(3) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 185
(4) Ignacio Ellacuría, citazione in Jon Sobrino, Cinquant'anni per un futuro cristiano e umano, Concilium, fasc. 1 (2016), traduzione dallo spagnolo di Laura Ferrari, p.97-98
(5) Ignacio Ellacuría, citazione in Emanuele Maspoli, Ignacio Ellacuría e i martiri di San Salvador, Paoline, Milano 2009, p. 17
(6) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 143
(7) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 68
(8) Ignacio Ellacuría citazione in Jon Sobrino, Cinquant'anni per un futuro cristiano e umano, Concilium, fasc. 1 (2016), traduzione dallo spagnolo di Laura Ferrari, p. 95
(9) Ignacio Ellacuría, citazione in José Ramos Regidor, Gesù e il risveglio degli oppressi. La sfida della teologia della liberazione, Mondadori, Milano 1981, p. 377
(10) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 153
(11) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 106
(12) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 176
(13) Ignacio Ellacuría, 1981, citazione in Emanuele Maspoli, Ignacio Ellacuría e i martiri di San Salvador, Paoline, Milano 2009, p. 120
(14) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 126
(15) Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio. Per annunciarlo e realizzarlo nella storia, traduzione dallo spagnolo di Armando Savignano, Queriniana, Brescia 1992, p. 84
(16) Citazioni in Emanuele Maspoli, Ignacio Ellacuría e i martiri di San Salvador, Paoline, Milano 2009, p. 68-69
* Altro testo consultato: Gabriele Fadini, Ignacio Ellacuría, Morcelliana, Brescia 2012.

Foto da Pixabay

Commenti