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La meraviglia come porta d’ingresso al mistero di Dio

L’importanza della meraviglia nella relazione con Dio. Riflessione a partire da una intuizione di Abraham Joshua Heschel.

«Coloro che provano meraviglia, partecipano della meraviglia» (1).

Ci mettiamo in cammino perché sentiamo pronunciare il nostro nome. Cerchiamo il suo Volto perché ci sentiamo guardati con benevolenza e cercati con inquietudine. Scrutiamo la nostra storia e contempliamo la misericordia di Dio trasformare la miseria in benedizione. Ci sentiamo custoditi senza conoscerne il modo, assistiti senza vedere chi ci soccorre, ri-generati senza il nostro contributo. Partiti in origine solo con la forza della ragione, ci eravamo ritrovati immobili davanti alle porte del mistero, impossibilitati a proseguire. Con la capacità di meraviglia siamo riusciti a varcare la soglia.

«La consapevolezza del divino comincia con la meraviglia. Essa è la conseguenza che l’uomo trae dalla propria più profonda incomprensione. Il maggiore ostacolo a questa consapevolezza è dato dal fatto che ci siamo abituati ad adeguarci alle idee convenzionali, ai clichés mentali. La meraviglia o l’assoluto stupore, l’incapacità di adattarsi alle parole e ai luoghi comuni, costituiscono pertanto il primo requisito per un’autentica consapevolezza di ciò che è» (2).

«Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l'anima mia» (3).

Abiti nelle profondità e nelle profondità dobbiamo scendere per incontrarti. Nella superficialità, o peggio nelle banalizzazioni, troviamo invece solo la solitudine dell’uomo, mentre cerca di sfuggire alle sue frustrazioni. La solitudine del pellegrino è colma di attesa e speranza, quella dei fabbricatori di idoli lascia senza respiro (4). Davanti alle nostre domande tu proponi il mistero della libertà. Non sei la riposta predefinita o la conferma dei processi razionali dell’uomo. Sei l’Altro di una relazione d’amore.

«Non soltanto la sua essenza ma anche le vie secondo cui egli procede sono profonde, misteriose e impenetrabili. La sua giustizia, “come le montagne imponenti”, trascende la nostra comprensione e i suoi giudizi sono profondi come “un grande abisso” (Salmo 36,7)» (5).

«Le prove dell’esistenza di Dio possono aggiungere forza alla nostra fede, ma non la generano. L'esistenza umana implica la realtà di Dio. Nella profondità del nostro essere vi è una certezza priva di conoscenza, la quale è responsabile del nostro porci l’interrogativo supremo, una certezza preconcettuale che trascende qualsiasi formulazione verbale» (6).


(1) Abraham Joshua Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo, traduzione dall'inglese di Elèna Mortara Di Veroli, Borla, Roma, p. 97
(2) Abraham Joshua Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo,traduzione dall'inglese di Elèna Mortara Di Veroli, Borla, Roma, p. 65
(3) Salmo 139,14
(4) Cfr. Isaia 44,9
(5) Abraham Joshua Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo, traduzione dall'inglese di Elèna Mortara Di Veroli, Borla, Roma, p. 79
(6) Abraham Joshua Heschel, Dio alla ricerca dell’uomo, traduzione dall'inglese di Elèna Mortara Di Veroli, Borla, Roma, p. 139-140

Foto: Pixabay

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