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Suor Monica Loyarte: chicco di grano in terra di Uganda

Suor Monica Loyarte, domenicana, missionaria in terra di Uganda, testimone dell’Amore di Dio che si dona fino alla morte.
Mosè, dinanzi al roveto che bruciava, compie un gesto semplice, ma nello stesso tempo carico di significato: si toglie i sandali perché “quella terra che stava calpestando era santa”.
È lo stesso atteggiamento che credo ognuno di noi debba assumere quando si avvicina alla storia di un'altra persona, quando prova a muovere delicatamente i propri passi su una terra che non gli appartiene, che non conosce, ma che vuole scoprire…e provare a raccontare…
Monica Loyarte nasce a Mendoza in Argentina il 18 novembre 1958 da mamma Yolanda e papà Eugenio.
È l’ultima di quattro figli.
"E ORA? In che modo posso spendere la mia vita?".
È la domanda che verso i 18 anni ha cominciato ad abitare il suo cuore. E a poco poco - nel corso del tempo – è Dio che le “spiega” il cammino e la sua vita acquisisce sempre più consistenza in Lui.
"Grazie Signore, perché non mi forzi, perché rispetti la mia libertà. Però non permettere, ti prego, che non compia la tua volontà…Dammi la grazia di rispondere sempre SÌ. Anche se all'inizio dovessi dirti di NO, dammi la grazia di rispondere sempre SÌ. Devo lasciar tutto e seguirti. Aiutami, ora e più avanti, perché da sola è impossibile […]". È questa la sua preghiera che si trasforma in vita.
Monica, infatti, conosce le Suore Domenicane di S.Caterina da Siena e decide di fare dono della sua vita a Dio in questa Famiglia religiosa. Dopo il consueto periodo di formazione, il 25 febbraio 1978 emette la sua prima professione religiosa e l’11 febbraio 1986 la professione solenne.

Suor Monica Loyarte, domenicana, missionaria in terra di Uganda, testimone dell’Amore di Dio che si dona fino alla morte.

Monica da subito comincia a lavorare a La Consulta nel collegio di s. Rosa da Lima; lo fa con entusiasmo e ardore missionario; entra poi a far parte della “Commissione delle Missioni Diocesane” essendo lei stessa missionaria nelle zone rurali, e insegna catechismo ai soldati nel campo delle Ande. Si dedica con impegno a quanto le viene chiesto di vivere e fare, mettendo in gioco i suoi talenti, la sua grande capacità di entrare in comunione con gli altri, donando sempre il meglio di sé.
Fino a quando - in occasione del centenario della Congregazione – non arriva un appello da parte della Priora generale - Madre Pia Quochi - rivolto a tutte le suore; è il 4 agosto 1988:
"Sorelle carissime, la Congregazione, vuol concretizzare il desiderio di aprirsi alla missione in terra d’Africa. Mi rivolgo perciò a tutte affinché qualcuna riconosca in questo appello una particolare chiamata missionaria" (L.C. 1/88).

E nel gennaio 1991 Monica risponde con una lettera alla Priora generale:
"[…] La mia risposta alla tua domanda è SÌ, conta su di me ... Sono spaventata, non so se posso, non so se sono la persona migliore per essere la prima argentina in Africa ... ma conta su di me! […] Sono convinta che questo viene da Dio, […] potranno esserci imprevisti, però so che è Dio che mi mette in cammino. Io che sono tanto autosufficiente, così sicura di me stessa in tanti aspetti, devo adottare l’atteggiamento di un bambino, abbandonarmi totalmente nelle mani di Dio, perché Lui è l’unico che sa e può tutto…".


Suor Monica Loyarte, domenicana, missionaria in terra di Uganda, testimone dell’Amore di Dio che si dona fino alla morte.

Il 19 settembre 1993 dopo un periodo di formazione, sr. Monica parte definitivamente per l’Uganda per aprire la prima comunità religiosa della Congregazione in terra d’Africa.

"Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto". E Monica è stata con la sua vita proprio come quel chicco di grano, caduto sulla terra di Uganda che ha portato nel tempo copiosi frutti.
Infatti, venne uccisa qualche mese più tardi – il 25 febbraio 1994. La macchina che guidava mentre si recava con altri due sacerdoti all'aeroporto di Entebbe, fu presa d'assalto da alcuni banditi in cerca di denaro e lei venne ferita gravemente. Monica morì dissanguata e quando arrivò in ospedale, non c’era più nulla da fare per lei.

"Ci sono cose che non si capiscono senza difficoltà, altre - chissà- che non capiremo mai. Fanno parte del MISTERO che Dio ha lasciato aperto, donandoci la LIBERTÀ [...]": è uno degli ultimi scritti di Monica.
È vero, la morte non la comprendiamo ed è per questo che ci fa paura, ma noi in fondo la scegliamo.
"Sarò obbediente fino alla morte!" sono, infatti, le parole che vengono pronunciate nella formula della professione perpetua e che Monica stessa ha pronunciato.
"Fino alla morte", non vuol dire solo "per tutta la vita", ma anche "fino a morirci", fino a DARE la vita! Questa è la bellezza e la sfida di una vita tutta consegnata a Dio per i fratelli. E Monica lo sapeva bene perché nella sua esistenza questa offerta totale si è realizzata.
"Mio Signore e mio Dio! RUHANGA WANGE!" : furono le sue ultime parole, che ha ripetuto più volte tra le braccia del sacerdote che viaggiava con lei e che le è stato vicino fino a quando non è stata portata in ospedale.
E desideriamo credere che proprio questo Dio che Monica ha invocato fino alla fine, che ha scelto di seguire fino in Uganda, lei stessa lo abbia incontrato e amato nei colori della terra ugandese, nel rosso delle sue strade, nel verde degli alberi; nell'azzurro del cielo quando il sole è alto a mezzogiorno, nell'odore dell'erba bagnata, delle matoke appena cucinate; nel suono dei tamburi, dei canti a più voci, del fischiettio degli uccelli. Desideriamo credere che Monica abbia incontrato e amato il suo Signore nei volti della gente ugandese, nel dolore e nella povertà che ha toccato con mano, che Lo abbia visto vivo e vero.
E forse ad un certo punto si è resa conto che non era più lei quella che donava perché stava ricevendo tanto, molto da quella terra e dalla sua gente! Ed infatti, in segno di accoglienza la popolazione banyoro di Kakumiro le aveva dato subito il nome di Atwooky che significa "fiore piantato nel giardino".

Suor Monica Loyarte, domenicana, missionaria in terra di Uganda, testimone dell’Amore di Dio che si dona fino alla morte.

Ci sono luoghi in cui stranamente ti senti subito "a casa", dei luoghi in cui hai la sensazione di averci sempre vissuto; ci sono dei luoghi a cui senti di appartenere ... e la gente diventa la tua gente, le sue abitudini diventano le tue abitudini, il suo dolore diventa il tuo dolore e vuoi conoscere per amare di più! Ci sono luoghi che cominciano ad abitare il tuo cuore e ti domandi: "Perché?".
Ma la risposta resta nel silenzio e si trasforma in desiderio e preghiera ... di esserci, di stare, semplicemente di condividere la Vita! Crediamo che questa sia stata anche l'esperienza di Monica.

"Qualche giorno fa, mentre pregavo, mi venivano in mente una immagine e alcune frasi, che credo sintetizzino quello che sto vivendo. Ne ho fatto la mia preghiera: Signore, quando verrai a cercarmi, sicuramente non mi troverai tutta pulita e ordinata; solo spero che mi troverai con il cuore pieno di fratelli e la vita tra le mie mani".
ll dono di Monica fu anche dono da parte dei suoi genitori che vollero che il suo corpo rimanesse in Uganda, poiché questo era il suo sogno: “Ella sarà sempre la nostra Monica, la lasciamo essere la vostra Atwooki, nel giardino di Uganda!”.

Sr Lara Morelli
Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena
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Foto: Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena

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