Passa ai contenuti principali

La preghiera come dono di Dio all'uomo

“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto” (Vangelo di Matteo 6, 6)
L'uomo che prega non può morire: è entrato già nell'eternità.
Ha trovato l’essenza anche se non comprende tutto, scorge la via, la verità, la vita (1), anche se cammina ancora nelle tenebre.
Accoglie il mistero, si muove secondo la dinamica di Fuoco della fiducia.
Riconosce la propria fragilità e si affida ai «gemiti inesprimibili» dello Spirito (2).
Fa esperienza di libertà, smascherando gli inganni degli idoli.
Fa esperienza di gratuità, sconfessando i vincoli del calcolo e del commercio.
Custodisce il dono più grande di Dio all'uomo: la relazione. Non importa infatti poter camminare o correre, vedere o elaborare, ma riuscire a pregare. Unica nostra speranza.
Nella preghiera troviamo il cibo e l’acqua per attraversare il deserto dell’esilio terreno.
Nella preghiera scopriamo che la Misericordia di Dio ricolma l’abisso delle nostra miseria.
Nella preghiera la morte si trasforma in incontro, la disperazione in risurrezione, la condanna in una nuova e definitiva salvezza.

(1) Cfr. Vangelo di Giovanni 14,6
(2) Cfr. Lettera ai Romani 8, 26-27

Foto: Pixabay

Commenti