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Dice il Signore: sono venuto a portare il fuoco

"Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori" (Vangelo di Giovanni 4,23)
Il vuoto nelle chiese in questi tempi di pandemia
è la rappresentazione plastica del vuoto
che, da troppo tempo, si percepiva in tante funzioni
e in tante assemblee.
Eravamo ombre. Eravamo insipidi.
Non si esce da questa tragedia con la restaurazione,
tornando cioè a ripetere,
ma ritrovando il senso delle cose.
Ed il senso della fede è il Fuoco.
Il Fuoco dell’Amore.
Si è dovuta fermare la Chiesa istituzionale, non la chiesa carismatica.
Si è dovuta fermare la ritualità, non la pratica della giustizia e quindi della carità.
Si dovrebbe, forse, convocare un Concilio mai convocato: quello del popolo di Dio.
Occorre una lettura sapienziale della storia che destrutturando faccia emergere l’essenziale e l’autentico.
E questo sarebbe anche il miglior tributo al sacrificio dei caduti: custodire la loro memoria attraverso la trasformazione delle nostre vite.

«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!»
(Vangelo di Luca 12,49)

«Ecco che Dio si manifesta attraverso i processi della discontinuità, che è una continuità secondo lo Spirito, il quale soffia dove e come crede, quasi mai secondo logica. Il futuro non viene pensato da Dio come continuità rispetto al presente»
(Don Tonino Bello, Avvento Natale, Oltre il futuro, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2006, p. 74)

«La nostra religiosità incolore si stempera in gesti stereotipi, in atteggiamenti etici senza entusiasmo, in pratiche rituali che hanno il sapore delle minestre riscaldate nelle pentole d’Egitto».
(Don Tonino Bello, Il Vangelo del coraggio, Riflessioni sull'impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1996, p. 44)

Foto: Pixabay

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