Passa ai contenuti principali

La pietra è stata tolta (Gv 20,1)

"Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri,  o popolo mio" (Ezechiele 37,13)
La pietra è stata tolta. 
Per questo, il Signore Gesù, è venuto.
Per scendere nel nostro abisso
dove nascondiamo ciò che ci rende
impresentabili,
che ci fa vergognare,
che non riusciamo a sanare.

Gesù, invece, sulle nostre rovine
ci pianta la tenda,
ci vuole dimorare.
Gesù preferisce il nostro abisso
alla collezione di trofei di plastica
del nostro orgoglio.

Nel libro del Siracide troviamo scritto:
"Dio con la sua parola ha domato l'abisso
e vi ha piantato isole" (Siracide 43,23).
 
Santa Elisabetta della Trinità in una lettera
alla sorella scrive:
"L'abisso della tua miseria,
attira l'abisso della sua misericordia" (1).
 
L'abisso è luogo di tenebra,
da cui scaturiscono le nostre 
inconsistenze e paure,
ma Gesù è la luce, sole che non tramonta,
capace di ri-orientare ogni volta il nostro cammino.

Afferma Silvano Fausti:
"Non c'è chiusura o lontananza
che non possa essere aperta o avvicinata da lui
che vi porta la sua salvezza.
Anzi, l'abisso di miseria rivela meglio la sua grazia" (2).
 
L'abisso è luogo di desolazione
che incatena la nostra esistenza all'immodificabilità,
ma Gesù è la Vita, garante dell'oltre e del possibile. 
Noi diventiamo testimoni di questo evento:
in Cristo si può risorgere da qualsiasi morte.
 
Scrive Dietrich Bonhoeffer
"Siccome Gesù è il Cristo,
doveva risultare chiaro fin dall'inizio
che la sua parola non è una dottrina,
ma una nuova creazione dell'esistenza" (3).

La pietra è stata tolta
per questo, il Signore Gesù, è venuto.
Per aprire il nostro sepolcro
dove l'iniquità del mondo
voleva seppellirci definitivamente,
dove il fascino degli idoli (potere, denaro, fama),
o la semplice fragilità umana ci avevano condotto.
 
Dice il Signore Dio,
nella visione del profeta Ezechiele:
"Riconoscerete che io sono il Signore,
quando aprirò le vostre tombe
e vi risusciterò dai vostri sepolcri, 
o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete;
vi farò riposare nel vostro paese;
saprete che io sono il Signore.
L'ho detto e lo farò" (Ezechiele 37,13-14).
 
La pietra è stata tolta.
La condanna cancellata,
la storia è stata colmata di senso
e capovolta. 
Per questo il Signore è venuto.
Per sollevare la sbarra che gravava sugli oppressi
per annunciare che la maledizione inflitta dal mondo
ai poveri, ai sofferenti, ai profeti veniva trasformata
in benedizione definitiva.
 
"Gesù fu collocato tra gli oppressi,
lui che fu ingiustamente condannato
e fu crocifisso fuori della città.
Empiricamente, la sua storia non è la storia di un vincitore:
fu eliminato dai poteri del momento:
egli appartiene al rovescio della storia"
rileva Duquoc (4).
 
La pietra è stata tolta.
E ci viene restituita
"una pietruzza bianca sulla quale
sta scritto un nome nuovo" (5).
Il nome eterno dell'Amore.

 
(1) Elisabetta della Trinità, L 298, in Opere complete, traduzione dal francese di Maria Rosaria del Genio, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1993, p. 514
(2) Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Luca, EDB, Bologna 1994, p. 24 (3) Dietrich Bonhoeffer, Sequela, trad. dal tedesco di Maria Cristina Laurenzi, Queriniana, Brescia 2012, p. 48
(4) Christian Duquoc, Il perdono di Dio, Concilium, fasc. 2 (1986), traduzione dal francese Pietro Crespi, p. 59
(5)  Cfr. Apocalisse 2,17
 
 
Foto: Pixabay

Commenti