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Essi non compresero che avevo cura di loro (Osea 11,3)

"Li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Osea 11,4)
Se smettiamo per un po'
di recitare il personaggio del perfetto cristiano,
e prestiamo attenzione alla parte più nascosta
del nostro cuore, (e quindi più vera),
sentiremo emergere questa domanda:
"Signore, dove sei? In che modo ti prendi cura di noi? 
Non comprendiamo".

Partendo da questo elemento di verità
sarà, poi, Dio stesso, ad insegnarci ad attraversare
il deserto dell'incomprensione.
Soprattutto con la pratica della memoria e della fiducia.
Proprio in queste esperienze paradossali
possiamo vedere all'opera la pedagogia di Dio.

Prima cosa la memoria: fermarsi, scendere dalla giostra
che ci tiene sempre in superficie, approfondire lo sguardo
e riconoscere il passaggio di Dio nella nostra storia.
Quindi non in astratto o in generale, ma nel concreto della nostra storia.

Seconda cosa la fiducia: non vivere la fede solo come contenuto
da apprendere razionalmente, ma vivere anche l'altro aspetto
e cioè quello dell'affidarsi a Qualcuno che ci ama.

Quindi se stiamo vivendo un dolore, un disagio,
se dentro di noi c'è solo buio, dobbiamo chiedere allo Spirito
il dono della memoria e della fiducia.
Solo così potremo arrivare a dire: "Davvero Signore,
tu hai operato e stai operando nella nostra vita".


Foto: Pixabay.  

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