caratterizzata da una testimonianza cristiana
ingenua (per non dire frivola).
Non possiamo ricordarci
della pace
solo quando piovono bombe.
Anzi, solo quando le bombe potrebbero cadere vicino a noi.
Scriveva Paolo VI già nel 1967*:
"La pace si costruisce giorno per giorno,nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio,
che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini",
e nel 1972**:
"Se vuoi la pace,
lavora per la giustizia".
Poche voci gridano"pace"
e pochissime "giustizia",
nei confronti dell'attuale sistema economico-sociale,
che, per mantenere uno stile di vita sopra le righe,
ha bisogno di assicurarsi compulsivamente
risorse energetiche.
Poche voci gridano "pace"
e pochissime "giustizia",
davanti agli affari delle aziende italiane
(private e a partecipazione statale),
realizzati con autentiche democrazie
come, ad esempio, quella dello statista Putin
o del filantropo Al-Sisi.
Che cosa dire poi dei finanziamenti dell'Italia
alla cosiddetta guardia costiera libica
per fermare i migranti, nel pieno rispetto dei diritti umani?
Insomma, l'ennesimo tragico Risiko a cui assistiamo
non dipende solo dall'immoralità
del capetto di turno, ma anche dalla connivenza
o semplice deresponsabilizzazione dei popoli.
* Papa Paolo VI, Populorum progressio, Enciclica, 26/3/1967, nr. 76
**Papa Paolo VI, Messaggio per la V giornata della pace, 1/1/1972
Foto qui: qui
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