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Voi dite: "È nostro Dio!", e non lo conoscete (Gv 8,54-55)

"Chi vede me, vede colui che mi ha mandato" (Gv 12,45)
Non accontentiamoci
di quello che sentiamo
in giro su Dio.

Piuttosto mettiamoci in cammino
alla ricerca del suo Volto.

Non cerchiamolo nelle elaborazioni sofisticate,
Lui si rivela ai semplici e ai piccoli.

Non cerchiamolo nelle formule rigide,
Lui è dialogo.

E togliamo le maschere di perfezione,
perché Lui non si scandalizza delle nostre ombre.

Conoscere Dio non significa costruire
idee su di Lui, ma, al contrario,
destrutturare quelle formate
secondo parametri solo umani.

Infatti non si tratta
di possedere delle nozioni,
ma di stare in relazione con Lui.


La vera conoscenza di Dio
inizia dall'ascolto:
occorre accorgersi di un dono,
non di fare conquiste di cui vantarsi.

Scrive Gregorio di Nissa:
«Ogni concetto forgiato dall’intelletto
per tentare di raggiungere e penetrare la natura divina
non giunge che a produrre un idolo di Dio,
non a farlo conoscere»(1).

Il desiderio di Dio di rivelarsi
è infinitamente più grande
del nostro desiderio di conoscerlo.
Quindi dobbiamo solo aprire la porta del cuore:

Nell'opera "La nube della non-conoscenza"
possiamo leggere:
«Dio resta incomprensibile a ogni essere razionale,
uomo o angelo che sia,
almeno per quanto riguarda la conoscenza intellettuale.
Infatti con l’intelletto non lo si può conoscere,
ma con l’amore sì»(2).

(1) citazione di Gregorio di Nissa in Piero Coda, L'altro di Dio. Rivelazione e Kenosi in Sergej Bulgakov, Città Nuova, Roma 1998, p. 66.
(2) La nube della non-conoscenza (e gli altri scritti), traduzione di Giuseppe Brivio, Ancora, Milano, p. 124-125.

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