Etty Hillesum ha scritto melodie ed è irriducibile in concetti. Non si legge ma si “ascolta dentro”. È un itinerario esistenziale, spirituale. Procede per intuizioni, non per processi conoscitivi. Non accumula nozioni e non ne dispensa. Non è ortodossa, ma la grazia non si è vergognata di lei. Ha resistito alla disumanizzazione, alle mille ragioni dell’odio. Non ha considerato l’egoismo una scelta ineluttabile. Folle anche per i suoi amici. Ha cercato la verità e questo l’ha salvata dall'unica morte che si deve temere: quella interiore(*).
(*)“Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo”.
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, Edizione integrale, trad. Chiara Passanti, Tina Montone, Ada Vigliani (brani in tedesco), Adelphi, Milano 2012, p. 153)
“Dentro di me ci sono due grandi sentimenti basilari: l’amore, un amore inspiegabile, forse non meglio identificabile, perché è un sentimento primigenio nei confronti delle creature e di Dio, o perlomeno di ciò che io chiamo Dio; e la compassione, una compassione infinita che a volte mi provoca pianti a dirotto”.
(Etty Hillesum, Diario 1941-1942, Edizione integrale, trad. Chiara Passanti, Tina Montone, Ada Vigliani (brani in tedesco), Adelphi, Milano 2012, p. 249)
“Nella sua vita dispersa e inquieta, [Etty Hillesum] ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”.
(Papa Benedetto XVI, Udienza Generale, 13 febbraio 2013)
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