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Portare la croce: il gesto del Samaritano

Croce e risurrezione: la dinamica della liberazione attraverso la compassione esemplificata nel buon samaritano

Destino.

«Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero…» (1).
Gesù prende la croce. Si carica del destino, riservato ai poveri, dai dominatori del mondo. Compie il loro stesso cammino, piegato sotto lo stesso peso, oggetto dello stesso disprezzo. Manifesta la sua gloria nell'essere accomunato alla riprovazione assegnata agli ultimi. È il Dio degli oppressi: cade insieme a loro nella polvere, invoca insieme a loro un po’ d’acqua (2), condivide insieme a loro l’impotenza davanti all'ingiustizia del male. Tra gli scherni e gli inviti a riprendersi potere e privilegi, muore, lasciando in eredità sia alla Chiesa-istituzione sia alla Chiesa-comunità la sua compassione.

Risurrezione.

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero, e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto …un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui» (3).
I cristiani testimoniano Cristo scendendo in strada e avvicinandosi al povero: spogliato, percosso, lasciato mezzo morto dalle strutture di peccato economico-sociali e dai loro servi. Questo è il viaggio che debbono compiere: dall'alto in basso, uscire per soccorrere, evitando di riempire l’agenda di giustificazioni all'indifferenza. Poi sono chiamati a caricarsi sulle spalle la disperazione del misero e ad occuparsi di lui. I cristiani come il Maestro, debbono portare la croce dei condannati. Ma dagli abissi della storia risorgono vigorosamente, perché, vivendo la compassione di Cristo, partecipano alla trasfigurazione del destino degli oppressi in liberazione.

(1) Vangelo di Giovanni 19,17-18
(2) Cfr. Vangelo di Giovanni 19,28
(3) Cfr. Vangelo di Luca 10,29-37

Foto da Pixabay

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