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Arturo Paoli: prospettive evangeliche di liberazione

«Questo mondo di oggi lo possono capire solo i contemplativi o i profeti, cioè quelli che hanno l'esperienza personale delle tenebre del nulla e quelli disposti a morire per anticipare la visione del futuro» (Arturo Paoli)

Profezia.

«L’area della profezia è il popolo, sono i poveri, quelli cui il Padre ha rivelato le cose che sono occulte ai saggi e ai prudenti».
(Arturo Paoli, Camminando s’apre cammino, Cittadella Editrice, Assisi 2002, p. 165)

«La profezia è la risurrezione della speranza dalle macerie della distruzione, è la rivelazione del Dio riedificatore e restauratore del regno distrutto, è la scoperta della vita sotto il velo mortuario che ricopre la sconfitta e l’impotenza dell’uomo, è la scoperta del Dio nascosto sotto le rovine accumulate dai nostri peccati».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 213)

«Questo mondo di oggi lo possono capire solo i contemplativi o i profeti, cioè quelli che hanno l'esperienza personale delle tenebre del nulla e quelli disposti a morire per anticipare la visione del futuro».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 164)

Ricerca.

«Mi hai insegnato l’audacia di lasciare il Dio conosciuto, per andare alla ricerca del Dio ignoto, che sta sempre oltre, che non si lascia raggiungere mai».
(Arturo Paoli, Il sacerdote e la donna, L’esperienza della relazione con il femminile e la verità della Chiesa, Marsilio, Venezia 1966, p. 31)

Mistica e compassione.

«Un contemplativo può e deve partecipare alla collera dei poveri. È del P. De Foucauld la frase che potrebbe essere scritta sui muri della rivoluzione di maggio: “Non possiamo essere dei cani muti”».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 191)

«Parlo di compassione come di un sentimento che rappresenta la forma più compiuta della esperienza umana e spirituale».
(Arturo Paoli – Gianluca de Gennaro, Il dio denaro, L’Altrapagina, Citta di Castello (Pg) 2007, p.42-43)

«Non potete servire Dio e Mammona; non si può incontrare Dio ed insultare il povero con una struttura di potere segno della violenza e dell’oppressione pietrificata, perché l’amore a Dio è falso se è vissuto sotto il segno della violenza ai fratelli».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 193)

Intercessione.

«Per me l’intercessione è assumere la discordia umana, questa eterna sconfitta dei poveri che rinnova la pena di Dio».
(Arturo Paoli, Camminando s’apre cammino, Cittadella Editrice, Assisi 2002, p. 147)

«Non basta dire “quel che importa è salvar l’anima, tagliare i legami e andarsene da questo mondo”. Salvar l’anima, sì, ma attraverso il mondo e con la creazione. La creazione non è una scorza della quale mi spoglio. Si tratta di qualcosa che è stata assunta per sempre che partecipa al mio destino, che sempre mi accompagnerà, come l’umanità di Cristo non si separerà mai dal Verbo».
(Arturo Paoli, La costruzione del regno, Quaderni di Spiritualità, 4, Cittadella Editrice, Assisi 1970, p. 31)

Ricerca.

«Tutti ci sentiamo in stato di ricerca, senza certezza, senza schemi nelle nostre tasche, nella condizione spirituale di capire e di accogliere con gioia la fede della Cananea, di Zaccheo o dell’emorroissa, di quelli che si arrangiano, che si arrampicano sulle piante, o si mettono sotto la tavola, o afferrano di nascosto l’orlo della veste del Cristo».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 215)

Preghiera.

«La preghiera è una ricerca nella direzione del profondo; di autenticità, di verità, di fuga dalle illusioni, di liberazione dall'apparente e dal deformante».
(Arturo Paoli, Dialogo della liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 196)

Regalità umana.

«Rileggendo il capitolo 6 di san Giovanni, che ho tormentato tutta la vita, mi ha colpito un passaggio: “Gesù, accortosi che venivano per rapirlo e farlo re, si ritirò di nuovo solo sulla montagna”. Rapirlo e farlo e re. Esattamente quello che abbiamo fatto del “Figlio dell’uomo”: lo abbiamo rapito per farlo re, innalzandogli troni d’oro e di brillanti; e non abbiamo temuto di usare la terminologia delle monarchie: trono, corona, baldacchino. L’intronizzazione del re vuole come conseguenza la creazione di principi, di cortigiani, di cavalieri ben vestiti e scintillanti, perché la corte sia corte. Ora il Figlio dell’uomo “accortosi che venivano per rapirlo e farlo re, si ritirò di nuovo solo sulla montagna».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 222)

Relazione sponsale.

«Lo "sposarsi in Cristo" vuol dire vivere collaborando alla costruzione del regno».
(Arturo Paoli, Dialogo della liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 146)

Dinamismo.

«La legge è fissità; la storia è creazione continua, è dinamismo di rinnovamento permanente, e come tale è rottura costante di schemi, se li vediamo commisurati a un certo schematismo morale».
(Arturo Paoli, Dialogo della liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p.28)

«L’incontro con Cristo non è un incontro con la legge, è liberazione, disponibilità totale. Quando è avvenuta questa liberazione, punto di partenza di un viaggio lungo e indefinito, ogni dipendenza è un ritorno verso la morte».
(Arturo Paoli, Dialogo della liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 57)

Sulla verità.

«Vogliamo che Dio trionfi, che la verità si imponga, che Dio sia riconosciuto; ma molte volte dietro questo Dio e queste verità si nasconde il nostro io e la nostra verità».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 170)

«C’è una maniera abile di proiettare sui santi e in Dio, quello che vogliamo che gli uomini scoprano e venerino nella nostra persona».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 170)

Mercato.

«Non solo non siamo guidati da principi cristiani, anche se abbiamo il crocifisso nelle scuole e nei tribunali, ma la nostra società è rigorosamente atea e pagana, perché il mercato è l’espressione più esatta dell’ateismo».
(Arturo Paoli – Gianluca de Gennaro, Il dio denaro, L’Altrapagina, Citta di Castello (Pg) 2007, p. 25)

«La chiesa si impegna in crociate contro richieste che affiorano da una società alienata, ma non attacca la causa di fondo dello smarrimento: l’idolatria del mercato».
(Arturo Paoli – Gianluca de Gennaro, Il dio denaro, L’Altrapagina, Citta di Castello (Pg) 2007, p. 30)

«Il centro del discorso è: "Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,33). Se i preti avessero predicato tutti coerentemente questo, come formula discriminatoria tra il credente e il non credente, o se cominciassero a predicarlo oggi, daremmo un colpo mortale al capitalismo».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 177)

Comunità solidali.

«Tutto il Vangelo è un invito a scendere, a mettersi sullo stesso piano ed anzi, per correggere le deformazioni cresciute nell’uso dell’autorità a mettersi al di sotto, come uno “che serve”. […] Tutti i rapporti debbono farsi amicizia, cioè cercare insieme: relazioni tra due che non hanno e che cercano; non relazioni di uno pieno ed uno vuoto, ma di due vuoti, di due poveri. Fatevi amici, e quindi debbono sparire i salari, gli schiavi, quelli che lavorano per gli altri. Tutte le imprese debbono farsi comunitarie, cioè devono essere comunità dove tutto è chiaro, dove sono ripartite le diverse responsabilità, i progetti, i guadagni, dove tutto è pensato e messo in comune».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 183)

Vocazione.

«La maggior parte degli uomini non trova mai la propria vocazione, perché sono costretti ad accettare delle professioni che non li aiutano a svolgersi, sono necessitati a entrare in strutture che richiedono l’abdicazione totale della persona».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 239)

«Dio è negato e crocifisso nella persona in cui è negata la dignità essenziale, che è diritto di realizzarsi nel mondo secondo la propria vocazione».
(A Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 239)

Obbedienza.

«Quello che mi affascina in Cristo è che ha ubbidito rompendo le strutture. Non c’è una sola obbedienza di Lui che non sia nello stesso tempo una rottura».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 246)

Maria.

«Maria è sublime per la sua semplicità. La sua biografia si perde nel nulla. Per capire e gustare Maria è necessario fare uno sforzo per spogliarsi di tutto quello che è stato accumulato da secoli di letteratura cristiana. Con uno sguardo contemplativo, semplice, spoglio, nudo, comprenderemo Maria, ci renderemo conto che quanto si dice su di lei, sia pure con amore, la complica, la deforma, sciupa la sua immagine, le toglie la semplicità del vangelo».
(Arturo Paoli, La costruzione del regno, Quaderni di Spiritualità, 4, Cittadella Editrice, Assisi 1970, p. 116)

Testimonianza.

«Non possiamo dare più argomenti, dobbiamo dare la vita».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 168)

«Non basta batterci il petto e dirci colpevoli: dobbiamo cedere il posto. Se non siamo stati capaci di dare libertà e dignità all'uomo, senza le quali non si possono dare né fede né speranza, pretendiamo continuare a dirigere?».
(Arturo Paoli, Dialogo della Liberazione, Morcelliana, Brescia 1969, p. 255)

«Non posso far mio il meraviglioso discorso del cap. 10 di san Matteo sull'abbandono alla Provvidenza, se la mia vita o la mia congregazione è assicurata da beni mobili e immobili, che mi proteggono da secoli e per secoli».
(Arturo Paoli, Conversione, Cittadella Editrice, Assisi 1970, p. 98)

«Il Vangelo è una libro pericoloso: non lo si può predicare, se non si è in condizioni esistenziali per predicarlo».
(Arturo Paoli, Conversione, Cittadella Editrice, Assisi 1970, p.106)

Foto: Pixabay

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