Passa ai contenuti principali

Don Peppe Diana: la voce che non poteva essere sopportata

L’hanno ucciso in sacrestia, la camorra (e non solo) non sopportava la sua voce. Don Peppe non separava la liturgia dalla vita reale. Celebrava l’Eucaristia, pregava e si opponeva agli operatori di iniquità. D'altronde se la chiesa non è profetica si trasforma in burocrazia. E la burocrazia non è certo la buona notizia del Vangelo. Don Peppe è un martire, senza volerlo, come tutti i martiri autentici. Era cosciente dei pericoli, ma l’amore per il suo popolo l’ha convinto ad andare avanti. Chi vive una spiritualità disincarnata non rischia nulla, il sistema è in grado di tollerarlo, ma chi sveglia le coscienze viene silenziato in un modo o in un altro. È stato anche infamato ma queste tecniche ormai sono note. Don Peppe vive in cielo, nelle braccia del Dio degli ultimi, e in terra nelle persone per cui ha lottato e in chi agisce come lui(*).

(*) "A me non importa sapere chi è Dio. Mi importa sapere da che parte sta" (Don Peppe Diana)
La sua lettera: Per amore del mio popolo

➜ Leggi gli altri post su Don Peppe Diana 1 - 2