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Don Peppe Diana: Chiesa schierata secondo il Vangelo

Don Peppe Diana ha camminato come tutti i profeti per amore con il suo popolo.

Sul Calvario

Quattordici anni dopo l'assassinio di Oscar Romero, pochi mesi dopo quello di don Pino Puglisi, a Casal di Principe, nella parrocchia san Nicola, un uomo chiede: «Chi è don Diana?». È il 19 marzo del 1994: don Peppe, forse, si aspetta gli auguri per l’onomastico o una richiesta di confessione. Invece deve pagare il conto della sua fedeltà alla causa del Vangelo. Già condannato a morte, dai servi delle tenebre, per la sua attività di denuncia, viene, ora, trascinato sul Calvario. Crocifisso con, almeno, 4 colpi di pistola, che non devono solo uccidere ma sfregiare. Potevano colpirlo all'uscita di casa, mentre percorreva strade isolate, ma non si doveva eliminare solo don Peppe Diana. Con lui andava fermata anche quella Chiesa, così rara e isolata, che si schiera con gli oppressi, partecipando alle lotte, condividendo sofferenze e ritorsioni. I profeti li riconosciamo da questo: avvertono l’irresistibile indignazione di Dio per l’ingiustizia e l’oppressione. Non possono né tacere, né fare gli equilibristi. Mettono a disposizione tutto: parole, azioni, reputazione. Seguono Cristo, portano la buona notizia, danno la vita per liberare i fratelli. Sono semi che morendo si rigenerano, in modo incontrollato, in nuove forme, in altre esistenze.

Il grido 

L’accusa specifica e nominativa alla camorra (se si esclude la lodevole eccezione del documento del 1982 dell’episcopato campano che ne fa menzione) la Chiesa comincia a pronunciarla apertamente, -anzi a gridarla dai tetti perché scuota le coscienze- proprio con don Peppe, che nel gennaio 1992 afferma: "Dovremmo testimoniare di più una Chiesa di servizio ai poveri,  agli ultimi. Dove regnano povertà, emarginazione, disoccupazione e disagio, è facile che la mala pianta della camorra nasca e si sviluppi" (1). Hanno cercato di uccidere anche la sua memoria sporcandola con le calunnie, ma hanno fallito. Hanno cercato di annacquare la sua memoria con l’indifferenza, ma hanno fallito. Adesso, infatti, è sufficiente rivolgere una preghiera a don Peppe e porre un minimo di attenzione per ascoltare ancora la sua voce che incoraggia a proseguire il cammino insieme agli ultimi. E vediamo, chiaramente, risplendere la santità di Dio nella sua testimonianza, nonostante i ritardi e le incertezze delle istituzioni.

(1) Don Giuseppe Diana, citazione in Rosario Giuè, Il costo della memoria.  Don Peppe Diana il prete ucciso dalla camorra, Paoline, Milano 2007, p. 115


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